Il business della morte a Gaza: l’ombra della Ghf, società opaca voluta da Trump e Netanyahu

La Gaza Humanitarian Foundation sarebbe finanziata da donatori privati che avrebbero stanziato circa 100 milioni di dollari, ma i dettagli sulla loro identità e sulle operazioni della fondazione rimangono vagh

Il business della morte a Gaza: l’ombra della Ghf, società opaca voluta da Trump e Netanyahu
Preroll AMP

globalist Modifica articolo

25 Maggio 2025 - 12.42


ATF AMP

La crisi umanitaria nella Striscia di Gaza si aggrava, mentre un nuovo attore entra in scena nella gestione degli aiuti: la Gaza Humanitarian Foundation (GHF), una fondazione svizzera che ha suscitato polemiche e interrogativi sulla trasparenza e l’indipendenza della distribuzione di cibo e medicinali. Con il blocco degli aiuti umanitari imposto da Israele dal 2 marzo 2025, la popolazione gazawa vive una situazione drammatica, segnata da fame e malattie. In questo contesto, la decisione di Tel Aviv di affidare la gestione degli aiuti a questa organizzazione privata, escludendo agenzie ONU come l’UNRWA, ha acceso un dibattito internazionale.

Top Right AMP


Fino all’ottobre 2023, Gaza riceveva quotidianamente fino a 600 camion di aiuti attraverso sei valichi, principalmente gestiti dall’UNRWA. Tuttavia, l’escalation del conflitto e il successivo blocco totale hanno ridotto l’ingresso di cibo, acqua, medicinali e carburante a livelli minimi, con migliaia di camion fermi ai confini. Solo di recente, sotto pressione internazionale, sono stati autorizzati ingressi limitati, ma la situazione rimane critica. È in questo scenario che la GHF è stata proposta come unico canale per la distribuzione degli aiuti a partire da fine maggio, una mossa che ha sollevato dubbi sulla sua legittimità e operatività.


Secondo fonti investigative, come ha ricordato la giornalista della Rai Laura Aprati che ha firmato un approfondimento di grande interesse, la Gaza Humanitarian Foundation sarebbe finanziata da donatori privati che avrebbero stanziato circa 100 milioni di dollari, ma i dettagli sulla loro identità e sulle operazioni della fondazione rimangono vaghi. Organizzazioni umanitarie, tra cui Amnesty International e Save the Children, hanno criticato la GHF, definendola uno strumento politico che rischia di compromettere i principi di imparzialità e indipendenza nella gestione degli aiuti. L’esclusione dell’UNRWA, accusata da Israele di legami con Hamas, è vista da molti come un tentativo di Tel Aviv di mantenere un controllo più diretto sulla Striscia, bypassando enti internazionali consolidati.

Dynamic 1 AMP


La comunità internazionale ha reagito con preoccupazione. L’Unione Europea, il Regno Unito e diversi Paesi arabi hanno denunciato il blocco degli aiuti e l’opacità del nuovo sistema. Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco permanente e di un accesso senza restrizioni per gli aiuti, mentre il premier spagnolo Pedro Sánchez ha definito la situazione a Gaza “intollerabile”. Nel frattempo, la popolazione civile paga il prezzo più alto: secondo il Ministero della Sanità di Gaza, oltre 48.000 persone sono morte dall’inizio del conflitto, con più di 70.000 bambini a rischio di malnutrizione acuta, come riportato dal World Food Programme.


L’operazione militare israeliana “I carri di Gedeone”, lanciata a maggio, ha ulteriormente complicato la situazione. L’esercito ha annunciato che i civili saranno spostati a sud in un’area “securizzata” prima di consentire la ripresa degli aiuti, gestiti da due società di sicurezza americane, Safe Reach Solutions e UG Solutions.

Tuttavia, le promesse di assistenza umanitaria si scontrano con la realtà: secondo l’UNRWA, le scorte accumulate durante il cessate il fuoco di gennaio sono ormai esaurite, e mezzo milione di persone vive in condizioni di fame estrema.

Dynamic 1 AMP


Mentre la Gaza Humanitarian Foundation si prepara a prendere il controllo, il destino di milioni di gazawi rimane appeso a un filo. La comunità internazionale chiede trasparenza e un intervento urgente per evitare una catastrofe umanitaria di proporzioni ancora maggiori. La domanda resta aperta: chi controlla davvero questa fondazione e quali interessi si celano dietro la gestione degli aiuti a Gaza?

FloorAD AMP
Exit mobile version