“Il Regno Unito deve imporre sanzioni al governo israeliano e ai suoi ministri e considerare anche la sospensione dello Stato di Israele dalle Nazioni Unite per adempiere ai propri ‘fondamentali obblighi legali internazionali’”: è quanto affermano oltre 800 avvocati, accademici e giudici in pensione, tra cui ex membri della Corte Suprema britannica.
In una lettera indirizzata al primo ministro, i firmatari accolgono con favore la dichiarazione congiunta della scorsa settimana di Keir Starmer insieme ai leader di Francia e Canada, in cui si affermava la disponibilità ad adottare “azioni concrete” contro Israele. Tuttavia, sollecitano il governo britannico ad agire senza indugi, poiché “sono necessarie azioni urgenti e decisive per evitare la distruzione del popolo palestinese di Gaza”.
Tra i firmatari figurano gli ex giudici della Corte Suprema Lord Sumption e Lord Wilson, giudici della Corte d’Appello e oltre 70 King’s Counsel. Essi affermano che in Palestina sono in corso crimini di guerra, crimini contro l’umanità e gravi violazioni del diritto umanitario internazionale.
Secondo la lettera, esistono prove crescenti di un genocidio in atto o, quantomeno, del serio rischio che esso si compia. Viene citata, tra l’altro, una recente dichiarazione del ministro delle finanze israeliano, Bezalel Smotrich, che ha affermato che l’esercito israeliano avrebbe “spazzato via” ciò che resta di Gaza.
I firmatari scrivono a Starmer: “Tutti gli Stati, incluso il Regno Unito, hanno l’obbligo legale di adottare tutte le misure ragionevoli in loro potere per prevenire e punire il genocidio; per garantire il rispetto del diritto umanitario internazionale; e per porre fine alle violazioni del diritto all’autodeterminazione. Le azioni intraprese finora dal Regno Unito non soddisfano tali standard… Il fallimento della comunità internazionale nel far rispettare il diritto internazionale nei territori palestinesi occupati contribuisce al deterioramento di un clima globale di illegalità e impunità, mettendo a rischio l’intero sistema legale internazionale. Il vostro governo deve agire ora, prima che sia troppo tardi”.
La scorsa settimana il ministro degli Esteri David Lammy ha annunciato la sospensione dei negoziati per un nuovo accordo di libero scambio con Israele, ma la lettera di due pagine – accompagnata da un dettagliato memorandum legale di 35 pagine – chiede di andare oltre, e più rapidamente: rivedere gli attuali legami commerciali, sospendere la roadmap per il partenariato Regno Unito-Israele al 2030, e imporre sanzioni commerciali.
Gli esperti legali sollecitano inoltre sanzioni immediate contro ministri israeliani o alti ufficiali delle Forze di Difesa Israeliane accusati di incitamento al genocidio o di aver sostenuto e finanziato insediamenti illegali. Finora, osservano, le sanzioni economiche e i divieti di viaggio sono stati applicati solo a singoli coloni, avamposti e organizzazioni di coloni.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato in precedenza: “L’accusa di genocidio rivolta a Israele non è solo falsa, è oltraggiosa, e tutte le persone perbene dovrebbero respingerla”.
La lettera, firmata anche dagli ex giudici della Corte d’Appello Sir Stephen Sedley, Sir Anthony Hooper e Sir Alan Moses, dall’ex presidente dell’Ordine degli Avvocati d’Inghilterra e Galles (Matthias Kelly KC) e dell’Ordine degli Avvocati dell’Irlanda del Nord (Brian Fee KC), accusa Israele di aver lanciato “un attacco senza precedenti contro le Nazioni Unite”.
Viene evidenziata la decisione di Israele di vietare all’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi – definita “la spina dorsale degli aiuti” per il popolo palestinese – di operare nei territori occupati, così come gli attacchi a strutture, proprietà e personale dell’ONU. Questi atti, si legge, “non costituiscono violazioni isolate, ma rappresentano una sfida più ampia all’intero sistema della Carta delle Nazioni Unite”.
In quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza ONU, il Regno Unito dovrebbe quindi – secondo i firmatari – prendere in considerazione l’avvio di procedure che portino alla sospensione di uno Stato membro.
Sir Alan Moses ha commentato: “Noi, nel Regno Unito, non possiamo aspettarci la pace se non adempiamo ai nostri obblighi di diritto internazionale. Questo è ciò che significa davvero difendere lo stato di diritto. È un esercizio vano per un governo dichiarare di rispettare la legalità, se poi non fa nulla per dimostrarlo”.
Il professor Guy Goodwin-Gill, firmatario ed emerito del college All Souls di Oxford, ha aggiunto: “È giunto il momento per il Regno Unito di dimostrare il suo impegno per il diritto internazionale e per un futuro in cui i palestinesi possano esercitare liberamente il loro diritto all’autodeterminazione. Tutti devono essere liberi dalla persecuzione, dallo sfollamento e dalla pulizia etnica, dalla devastazione e dalla morte inflitte deliberatamente nelle loro case, scuole, ospedali, fattorie e villaggi. Nessuno dovrebbe mai diventare un rifugiato nella propria terra”.
L’intervento più forte di Lammy finora è avvenuto in risposta alla rabbia internazionale per il rifiuto di Israele di permettere l’ingresso a migliaia di camion di aiuti destinati ai palestinesi affamati. Nonostante il blocco durato 11 settimane sia stato ufficialmente revocato, la lettera afferma che gli aiuti consentiti rimangono “gravemente insufficienti per affrontare la catastrofe umanitaria in corso”.
Dal 7 ottobre 2023 – giorno dell’attacco di Hamas nel sud di Israele in cui morirono 1.200 persone – l’offensiva israeliana su Gaza ha causato oltre 53.000 morti palestinesi. Un raid israeliano all’alba di lunedì su una scuola adibita a rifugio, mentre le persone dormivano, ha causato 36 vittime secondo fonti sanitarie.
Sempre lunedì, anche uno dei più fedeli alleati di Israele, la Germania, ha intensificato le critiche: il cancelliere Friedrich Merz ha dichiarato che i danni inflitti ai civili “non possono più essere giustificati come lotta al terrorismo di Hamas”.
Per adempiere ai propri obblighi legali, il Regno Unito è invitato anche a promuovere un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente a Gaza, la ripresa degli aiuti umanitari e la revoca del divieto imposto da Israele all’UNRWA. Infine, si chiede che Londra confermi di voler eseguire i mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della difesa Yoav Gallant.
La lettera aumenta la pressione su Starmer in una settimana in cui il procuratore generale Lord Hermer KC è atteso al discorso annuale sulla sicurezza organizzato dal think tank RUSI, sul tema dello “stato dell’ordine internazionale basato sulle regole”.
Numerosi parlamentari laburisti e conservatori hanno già dichiarato che la sola sospensione dei negoziati sul commercio non è affatto sufficiente.
Una precedente lettera della comunità legale britannica inviata lo scorso anno sosteneva che il Regno Unito stava violando il diritto internazionale continuando a vendere armi a Israele. Le forniture di armamenti non vengono affrontate in quest’ultima lettera poiché l’argomento è oggetto di un procedimento giudiziario in corso presso l’Alta Corte di Londra.
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