Una corte federale di New York ha inferto un duro colpo all’agenda commerciale del presidente Donald Trump, dichiarando illegali i suoi dazi generalizzati imposti con poteri d’emergenza. La sentenza della Corte per il Commercio Internazionale di Manhattan ha suscitato una reazione furiosa da parte della Casa Bianca, che ha promesso di combattere il verdetto attraverso un ricorso, con la possibilità di portare il caso fino alla Corte Suprema.
La decisione unanime, emessa nella tarda serata di ieri, ha stabilito che Trump ha oltrepassato la sua autorità invocando l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977 per imporre dazi su quasi tutti i Paesi, inclusi tassi specifici del 34% sulla Cina e del 25% su Canada e Messico. I tre giudici – Jane Restani (nominata da Reagan), Gary Katzmann (nominata da Obama) e Timothy Reif (nominato da Trump) – hanno sentenziato che l’IEEPA non concede al presidente il potere di imporre dazi globali, un privilegio riservato al Congresso. La sentenza di 50 pagine ha chiarito che il deficit commerciale, citato da Trump come emergenza nazionale, non rappresenta una “minaccia straordinaria” che giustifichi tali misure.
I dazi, annunciati il 2 aprile come parte della politica del “Liberation Day” di Trump, includevano un’aliquota universale del 10% sulla maggior parte delle importazioni, con tariffe più alte per nazioni specifiche. Trump ha difeso i dazi come uno strumento per rilanciare l’industria americana, ridurre il deficit commerciale da 1.200 miliardi di dollari e spingere i partner commerciali a negoziare accordi più favorevoli. Tuttavia, la sentenza, scaturita da cause intentate da 12 Stati americani, tra cui Oregon e Arizona, e da aziende come l’importatore di vini VOS Selections, ha bloccato queste misure, aprendo la possibilità di rimborsare i dazi già raccolti.
La risposta della Casa Bianca è stata immediata e dura. Peter Navarro, consigliere commerciale di Trump, ha minimizzato l’impatto della sentenza, dichiarando a Reuters: “Troveremo un modo per imporre i dazi, anche se perdessimo la battaglia legale”.
Navarro ha suggerito altre vie legali, come la Sezione 232 del Trade Expansion Act, che consente dazi per motivi di sicurezza nazionale. Il portavoce Kush Desai ha accusato la corte di abuso di potere, affermando: “Non spetta a giudici non eletti decidere come gestire un’emergenza nazionale”. Il
vice capo dello staff Stephen Miller ha definito la sentenza un “colpo di stato giudiziario fuori controllo”, mentre la portavoce Karoline Leavitt ha denunciato un “eccesso giudiziario” e preannunciato un ricorso rapido.
Lo stesso Trump, parlando a un evento alla Casa Bianca, ha difeso con forza la sua strategia, dichiarando: “I dazi sono uno strumento meraviglioso per risanare il nostro commercio e proteggere i lavoratori americani”. Ha poi respinto con stizza il soprannome “Taco Trade” (Trump Always Chickens Out), affibbiatogli da un giornalista del Financial Times, replicando: “Lo chiamano tirarsi indietro, io lo chiamo negoziare”. Le sue parole arrivano in un momento di tensioni interne, con alcuni consiglieri, come il segretario al Tesoro Scott Bessent e il rappresentante per il commercio Jamieson Greer, che avrebbero preferito dazi più mirati, anziché misure così ampie.
La sentenza ha generato reazioni contrastanti. I mercati globali hanno reagito positivamente, con i futures di Wall Street in rialzo dell’1,4% e il dollaro in rafforzamento contro le principali valute, segno di sollievo tra gli investitori. Il ministero del commercio cinese, tramite il portavoce He Yongqian, ha esortato gli Stati Uniti a “cancellare tutti i dazi unilaterali impropri”, citando i negoziati in corso. Nel frattempo, Elon Musk, alleato di Trump, ha criticato apertamente Navarro, definendolo “più stupido di un sacco di mattoni” per l’impatto dei dazi sulla catena di approvvigionamento di Tesla.
L’amministrazione ha già presentato un ricorso e il Dipartimento di Giustizia ha avvertito che, senza una sospensione da parte della corte d’appello, potrebbe richiedere un intervento d’urgenza della Corte Suprema entro venerdì. La sentenza non tocca i dazi esistenti su acciaio, alluminio e auto, imposti con altre basi legali. Tuttavia, complica i negoziati commerciali con partner come l’Unione Europea e il Giappone, che devono affrontare una scadenza al 9 luglio per evitare nuove tariffe.
La decisione rappresenta una rara battuta d’arresto legale per Trump, le cui politiche commerciali hanno suscitato sia elogi per il loro coraggio sia critiche per il loro impatto economico. Mentre il caso si avvia verso i tribunali superiori, potrebbe ridefinire i limiti del potere presidenziale in materia di commercio, con implicazioni significative per i mercati globali.