Al Arabiya: Israele e Hamas hanno raggiunto un’intesa per un cessate il fuoco di 60 giorni
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Al Arabiya: Israele e Hamas hanno raggiunto un’intesa per un cessate il fuoco di 60 giorni

Secondo fonti citate da Al Arabiya, l’inviato statunitense Steve Witkoff sarebbe stato informato dell’avvenuto accordo tra Israele e Hamas per una tregua di 60 giorni nella Striscia di Gaza

Al Arabiya: Israele e Hamas hanno raggiunto un’intesa per un cessate il fuoco di 60 giorni
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29 Maggio 2025 - 19.58


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Secondo fonti citate da Al Arabiya, l’inviato statunitense Steve Witkoff sarebbe stato informato dell’avvenuto accordo tra Israele e Hamas per una tregua di 60 giorni nella Striscia di Gaza. L’emittente ha riportato la notizia sul proprio profilo X, rilanciando la possibilità concreta di un cessate il fuoco dopo mesi di guerra. Tuttavia, mentre si attende una conferma ufficiale da entrambe le parti, i bombardamenti continuano a colpire l’enclave palestinese.

Attacchi aerei su Gaza: decine di vittime a Bureij

Nonostante l’annuncio del possibile accordo, le operazioni militari israeliane proseguono senza tregua. In una serie di raid aerei condotti contro edifici residenziali nel campo profughi di Bureij, nel centro della Striscia di Gaza, almeno 19 persone sono rimaste uccise, secondo quanto riferisce Al Jazeera citando il Ministero della Salute controllato da Hamas. Tre abitazioni sono state colpite in successione, senza alcun preavviso. Il bilancio delle vittime giornaliere, sempre secondo fonti palestinesi, sarebbe salito ad almeno 37.

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Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) continuano a colpire vari obiettivi su tutto il territorio di Gaza, incluso il quartiere di Shujayieh, nella parte orientale della città. Secondo i media palestinesi, l’esercito israeliano ha inoltre distribuito volantini nei quartieri settentrionali della Striscia per esortare i residenti a evacuare verso sud.

La tregua: contenuti e scenari

L’accordo, maturato grazie alla mediazione congiunta di Stati Uniti, Egitto e Qatar, prevede un cessate il fuoco della durata di 60 giorni, il rilascio graduale di ostaggi da parte di Hamas – vivi o, in alcuni casi, i loro corpi – e uno scambio con prigionieri palestinesi detenuti da Israele. A ciò si affiancherebbe un parziale ritiro israeliano da alcune aree della Striscia e il potenziamento del flusso di aiuti umanitari in una situazione sempre più disperata.

La proposta, fino a pochi giorni fa ancora in discussione, sembra ora aver trovato uno spiraglio di accoglimento. La Casa Bianca, che aveva spinto fortemente per un’intesa, aveva già reso noto il sostegno di Israele alla bozza presentata. Il premier Benjamin Netanyahu, pur non pronunciandosi pubblicamente su un impegno formale, aveva parlato il 26 maggio di un possibile “annuncio a breve” sul rilascio degli ostaggi.

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Un’intesa fragile in un contesto esplosivo

Le divisioni restano tuttavia profonde. Hamas non aveva inizialmente confermato l’adesione alla proposta, alimentando il timore di un’altra falsa partenza. Ma il recente aggiornamento da parte di Al Arabiya e il coinvolgimento diretto dell’inviato Usa sembrano indicare un’evoluzione positiva, seppur fragile, del negoziato.

Nel frattempo, la crisi umanitaria peggiora: mancano cibo, acqua, medicinali, e le strutture sanitarie sono al collasso. Secondo l’ONU, oltre 290.000 bambini si trovano in condizioni di malnutrizione grave, e diverse ONG hanno sospeso le operazioni per assenza di rifornimenti. Le ultime 48 ore hanno visto un’escalation della violenza, con attacchi anche su strutture civili, come l’asilo di Jabalia, trasformato in rifugio, dove sono rimaste uccise almeno sette persone.

Una tregua da costruire giorno per giorno

L’accordo per un cessate il fuoco potrebbe rappresentare un primo passo verso un processo più ampio di de-escalation. Ma resta il nodo della gestione degli aiuti: la proposta statunitense di una Gaza Humanitarian Foundation sotto supervisione israeliana è stata criticata dalle Nazioni Unite, che temono una militarizzazione dell’assistenza umanitaria, contraria ai principi di neutralità.

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Il successo dell’intesa, se confermato, dipenderà dalla volontà delle parti di rispettarne i termini e di proseguire verso una soluzione politica. Con oltre 54.000 morti registrati dal Ministero della Salute di Gaza, il tempo per fermare la catastrofe umanitaria sta per scadere. Ma oggi, almeno, si intravede un primo, fragile spiraglio.

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