L’amministrazione Trump ha fissato nuovi e aggressivi obiettivi nella sua agenda anti-immigrazione, ordinando agli agenti federali di effettuare 3.000 arresti al giorno – ovvero oltre un milione in un anno.
Il nuovo obiettivo, che triplica le cifre registrate a inizio anno, è stato comunicato ai vertici dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) da Stephen Miller, vice capo dello staff della Casa Bianca, e Kristi Noem, segretaria del Dipartimento della Sicurezza Interna (DHS), durante un incontro teso tenutosi la scorsa settimana.
La riunione, riportata inizialmente da Axios e confermata dal Guardian, ha coinvolto funzionari dell’ICE provenienti sia dall’unità operativa per l’applicazione e le espulsioni (ERO), sia da quella per le indagini sulla sicurezza interna (HSI) – due uffici distinti all’interno del DHS. L’ERO è responsabile delle attività di contrasto all’immigrazione irregolare, compresi arresti, detenzioni e deportazioni, mentre l’HSI si occupa principalmente di reati transnazionali come il traffico di droga, la tratta di esseri umani e la diffusione di materiale pedopornografico online.
L’incontro, tenutosi il 21 maggio a Washington, è l’ultimo esempio della crescente pressione esercitata a livello nazionale per aumentare il numero di arresti di immigrati, mentre l’amministrazione intensifica la sua linea dura in materia migratoria.
Questa nuova fase della repressione prevede anche tattiche inedite, come l’obbligo per agenti federali di altri enti – al di fuori dell’ICE – di collaborare agli arresti e ai trasferimenti, una maggiore delega di poteri alle forze dell’ordine statali e locali che si dimostrano disponibili, e l’effettuazione di arresti in luoghi che in passato erano considerati protetti, come i tribunali.
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