Gaza: Israele distrugge l’unico centro di dialisi, cresce l’indignazione per le uccisioni nei centri aiuti
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Gaza: Israele distrugge l’unico centro di dialisi, cresce l’indignazione per le uccisioni nei centri aiuti

La Striscia di Gaza continua a essere teatro di una devastante escalation di violenza, con le forze israeliane che intensificano i loro attacchi, colpendo infrastrutture civili essenziali e causando un numero crescente di vittime tra la popolazione palestinese.

Gaza: Israele distrugge l’unico centro di dialisi, cresce l’indignazione per le uccisioni nei centri aiuti
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2 Giugno 2025 - 13.18


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La Striscia di Gaza continua a essere teatro di una devastante escalation di violenza, con le forze israeliane che intensificano i loro attacchi, colpendo infrastrutture civili essenziali e causando un numero crescente di vittime tra la popolazione palestinese. Secondo quanto riportato oggi da Al Jazeera, le forze israeliane hanno distrutto l’unico centro per pazienti in dialisi renale nel nord di Gaza, lasciando centinaia di persone senza accesso a cure vitali. Questo attacco si inserisce in un contesto di bombardamenti incessanti che hanno provocato almeno 54 morti in un solo giorno, alimentando l’indignazione internazionale per le uccisioni di civili affamati in cerca di aiuti umanitari.

Un disastro umanitario senza precedenti
La distruzione del centro di dialisi rappresenta un duro colpo per il già fragile sistema sanitario di Gaza, dove solo 17 ospedali rimangono parzialmente operativi, secondo il Ministero della Salute locale. La carenza di medicinali essenziali e di ossigeno sta aggravando una crisi che vede ospedali al collasso, incapaci di far fronte alle necessità di una popolazione stremata da mesi di conflitto e blocco. L’attacco al centro di dialisi non è un caso isolato: nelle ultime settimane, le forze israeliane hanno ripetutamente preso di mira strutture sanitarie, tra cui l’Ospedale Europeo e il Nasser Medical Complex, causando la morte di decine di persone, tra cui pazienti e personale medico.

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Civili sotto tiro ai punti di distribuzione degli aiuti
Parallelamente, cresce l’orrore per le uccisioni di civili palestinesi che cercavano di accedere agli aiuti umanitari. Le forze israeliane hanno aperto il fuoco su decine di persone affamate radunate nei pressi dei centri di distribuzione gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione appoggiata dagli Stati Uniti. Questi attacchi, che hanno causato decine di morti, sono stati definiti “crimini efferati” da osservatori dei diritti umani, i quali denunciano un’ulteriore aggravamento della crisi umanitaria in corso. La fame a Gaza è ormai una realtà quotidiana, con l’ONU che ha dichiarato che l’intera popolazione è a rischio di carestia a causa del blocco israeliano sugli aiuti, in atto dal 2 marzo.

Un blocco che strangola la popolazione
Il blocco imposto da Israele ha drasticamente limitato l’ingresso di cibo, carburante e medicinali, lasciando 2,3 milioni di palestinesi in condizioni di estrema precarietà. Secondo le Nazioni Unite, per soddisfare i bisogni di base della popolazione sarebbero necessari tra 500 e 600 camion di aiuti al giorno, ma solo una frazione di questa quantità è stata autorizzata a entrare. Scene di disperazione si registrano quotidianamente, con folle che si accalcano fuori dai panifici e dai punti di distribuzione, mentre i saccheggi armati di convogli umanitari testimoniano il livello di disperazione raggiunto.

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La comunità internazionale sotto pressione
L’indignazione globale per la situazione a Gaza continua a crescere, con appelli sempre più pressanti per un cessate il fuoco e per la fine del blocco umanitario. Le Nazioni Unite hanno descritto l’operazione di assistenza a Gaza come una delle più ostacolate nella storia recente, mentre 20 paesi e organizzazioni si sono riuniti a Madrid per discutere di un possibile embargo sulle armi a Israele se gli attacchi non cesseranno. Tuttavia, le prospettive di una tregua sembrano lontane, con Hamas che chiede modifiche a una proposta di cessate il fuoco avanzata dagli Stati Uniti, richiesta respinta dall’inviato americano.

Una popolazione allo stremo
Dall’inizio dell’offensiva israeliana, ripresa il 18 marzo dopo il collasso di una fragile tregua di due mesi, il bilancio delle vittime palestinesi è salito a oltre 54.084 morti e 123.308 feriti, secondo il Ministero della Salute di Gaza. Tra le vittime si contano numerosi bambini e donne, come testimoniato dai rapporti sugli attacchi a scuole, ospedali e campi profughi. La popolazione di Gaza, già segnata da anni di conflitto e assedio, si trova ora a vivere quella che il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha definito “la fase più crudele” della guerra.

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