Questa mattina si è verificato un altro episodio di sangue: tre palestinesi sono stati uccisi e oltre 30 feriti nei pressi di uno dei punti designati per la distribuzione degli aiuti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation, nel sud di Rafah.
Il Ministero della Salute di Gaza ha confermato che, da quando la fondazione – sostenuta dagli Stati Uniti – ha avviato le sue controverse operazioni la scorsa settimana, sono 75 i palestinesi uccisi. Le Nazioni Unite si sono rifiutate di partecipare a un meccanismo così caotico di distribuzione degli aiuti.
Sul campo stiamo raccogliendo testimonianze dirette di chi ha assistito agli eventi. Un testimone ci ha riferito che tutte le vie d’accesso ai punti di distribuzione sono sorvegliate da droni quadricotteri e da cecchini appostati sulle colline circostanti.
L’esercito israeliano ha aperto il fuoco sui civili che cercavano disperatamente di accedere agli aiuti alimentari, senza alcun tipo di avvertimento. Si tratta di un comportamento che segue un modello già ampiamente condannato dalle organizzazioni internazionali per gli aiuti umanitari, perché contribuisce alla disgregazione dell’ordine civile senza garantire che l’assistenza raggiunga davvero chi ne ha più bisogno.
Stanno arrivando segnalazioni di nuove escalation ogni volta che la popolazione tenta di avvicinarsi ai siti di distribuzione degli aiuti.
Nelle ultime 24 ore, il bilancio complessivo è di 51 morti e 503 feriti.