Medvedev dice che la Russia non vuole compromessi ma solo la vittoria
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Medvedev dice che la Russia non vuole compromessi ma solo la vittoria

L’ex presidente russo, oggi vice capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, ha scritto su Telegram che i colloqui di Istanbul non servono per “una pace di compromesso”, ma per “una rapida vittoria” del Cremlino

Medvedev dice che la Russia non vuole compromessi ma solo la vittoria
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3 Giugno 2025 - 16.58


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Nessun negoziato, nessuna tregua, nessun compromesso: la Russia di Vladimir Putin vuole la resa incondizionata dell’Ucraina. È questo il senso del “memorandum” diffuso ieri da Mosca e rilanciato oggi con toni espliciti da Dmitry Medvedev. L’ex presidente russo, oggi vice capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, ha scritto su Telegram che i colloqui di Istanbul non servono per “una pace di compromesso”, ma per “una rapida vittoria” del Cremlino e per la “completa distruzione del governo neonazista di Kiev”.

Nessuna finzione diplomatica, solo minacce e slogan di guerra. “Tutto ciò che deve esplodere esploderà – ha aggiunto Medvedev – e chi deve essere sterminato sparirà”. Un linguaggio che cancella ogni dubbio sull’obiettivo reale della Russia: la cancellazione dell’Ucraina come Stato sovrano. Altro che negoziato.

Questo rilancio propagandistico arriva in un momento tutt’altro che casuale. Il Cremlino guarda con attenzione alla campagna presidenziale americana. Le ambiguità di Donald Trump – che da mesi promette di “risolvere la guerra in 24 ore” senza mai spiegare come – sono interpretate da Mosca come un segnale di possibile allentamento della pressione militare e politica dell’Occidente. Le sue critiche agli aiuti all’Ucraina e il flirt continuo con le posizioni isolazioniste dell’ala repubblicana fanno gioco al disegno russo: congelare il fronte, logorare Kiev e aspettare che l’America si sfili.

Il “memorandum” russo non è quindi un’offerta sul tavolo, ma un messaggio rivolto soprattutto all’esterno: la guerra finirà solo con la sconfitta totale dell’Ucraina. E se a Washington dovesse tornare un presidente più “comprensivo” verso Mosca, tanto meglio.

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