A quasi dodici anni dalla sua scomparsa, un cadavere rinvenuto in una fossa comune nei pressi di Raqqa, in Siria, potrebbe appartenere a padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita italiano rapito il 29 luglio 2013. La notizia, riportata dal settimanale Oggi, è stata confermata con cautela dal nunzio apostolico a Damasco, cardinale Mario Zenari. La sorella del religioso, Francesca Dall’Oglio, ha però definito l’informazione una possibile “fake news”.
Il contesto della scomparsa
Paolo Dall’Oglio, nato a Roma nel 1954, era un gesuita e islamologo noto per il suo impegno nel dialogo interreligioso. Fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa, nel deserto siriano, si dedicava alla riconciliazione tra cristiani e musulmani. Espulso dalla Siria nel 2012 per le sue critiche al regime di Bashar al-Assad, rientrò clandestinamente nel 2013 per negoziare la liberazione di ostaggi a Raqqa, allora sotto il controllo dell’Isis. Da quel momento, di lui si persero le tracce.
Il ritrovamento a Raqqa
Un corpo in abiti religiosi è stato trovato in una fossa comune vicino a Raqqa, scavata dalle Forze Democratiche Siriane (SDF), secondo quanto riferito dal vescovo di Qamishlie al settimanale Oggi. Il cardinale Zenari ha confermato la notizia, precisando però che “le indicazioni sulla località e sull’identificazione non sono ancora precise”. La Farnesina ha avviato verifiche, ma fonti locali a Raqqa ritengono improbabile che il corpo sia quello di Dall’Oglio.
Lo scetticismo della sorella
Francesca Dall’Oglio, sorella di padre Paolo, ha espresso dubbi sulla notizia. In un’intervista a Rainews 24, ha dichiarato: “Si parla di un corpo con abiti religiosi, ma mio fratello indossava abiti civili”. Ha aggiunto che in passato altre informazioni sul ritrovamento del corpo si sono rivelate false, citando un ex miliziano Isis che avrebbe indicato un diverso luogo di sepoltura, non una fossa comune.