I procuratori francesi hanno aperto un’inchiesta per terrorismo dopo che un uomo nel sud della Francia, accusato di aver diffuso online video razzisti, avrebbe ucciso a colpi di pistola il suo vicino tunisino.
Hichem Miraoui, 45 anni, parrucchiere tunisino residente nel villaggio di Puget-sur-Argens, vicino alla località mediterranea di Fréjus, è stato raggiunto da cinque proiettili vicino casa sabato sera ed è morto sul colpo.
Mentre gli abitanti del paese deponevano fiori davanti al negozio di Miraoui e si preparavano a partecipare a una marcia in sua memoria nel weekend, l’omicidio ha sollevato l’allarme da parte dei gruppi antirazzisti, che hanno messo in guardia contro la banalizzazione del linguaggio razzista.
Il presunto autore, un uomo francese di 53 anni, ritenuto vicino di casa della vittima, sarebbe fuggito in auto ma è stato arrestato poco dopo grazie alla segnalazione della sua compagna. Si pensa inoltre che abbia ferito un uomo turco alla mano.
Il procuratore regionale Pierre Couttenier ha dichiarato che il sospetto, appassionato di tiro sportivo, aveva pubblicato due video sui suoi social con contenuti razzisti e pieni di odio, sia prima sia dopo l’attacco.
Secondo i media francesi, l’uomo avrebbe giurato fedeltà alla bandiera francese e invitato i francesi a cercare e sparare a persone di origine straniera.
I magistrati specializzati hanno avviato un’indagine per “complotto terroristico” motivato da razza o religione delle vittime. Secondo una fonte vicina al caso, il sospetto avrebbe voluto “scardinare l’ordine pubblico attraverso il terrore”.
La decisione di inquadrare l’omicidio come possibile atto terroristico è importante: è la prima volta, dall’istituzione nel 2019 dell’unità nazionale antiterrorismo, che un omicidio apparentemente razzista viene indagato per eventuali legami con l’ideologia terroristica di estrema destra.
L’episodio arriva meno di due mesi dopo l’uccisione di Aboubakar Cissé, un maliano formato in Francia come falegname, accoltellato a morte all’interno di una moschea nel sud del paese, nella città di La Grand-Combe. Il francese accusato dell’aggressione si è arreso alle autorità italiane dopo tre giorni di fuga ed è stato estradato in Francia.
Mourad Battikh, avvocato della famiglia di Miraoui, ha dichiarato: “La morte di Hichem è la diretta conseguenza di un clima alimentato dalla stigmatizzazione e dalla banalizzazione della violenza razzista”.
In un’intervista a France Info ha aggiunto: “Qui c’è un’ideologia, una premeditazione. Un individuo che probabilmente non ha agito da solo, o almeno non d’impulso.” Ha poi sottolineato: “Dobbiamo riflettere su come delle persone riescano a compiere il crimine più odioso – togliere una vita – in nome della bandiera francese. Oggi quella bandiera viene trasformata in simbolo di un’ideologia d’odio.”
L’ONG anti-discriminazione SOS Racisme ha parlato di un “clima tossico” in Francia e di una “banalizzazione del linguaggio razzista”.
Bruno Retailleau, ministro dell’Interno di linea dura e leader del partito di destra Les Républicains, ha condannato l’omicidio definendolo un “atto razzista”. Ai giornalisti ha detto: “Il razzismo in Francia e altrove è un veleno, e vediamo che è un veleno che uccide. Ogni atto razzista è un atto anti-francese.”
Retailleau era stato criticato per non essersi recato sul luogo dell’omicidio di Cissé ad aprile.
Aurore Bergé, ministra per l’uguaglianza e l’anti-discriminazione, ha affermato a France Info: “Lo Stato è mobilitato contro tutte le forme di odio.”