La Spagna annulla un contratto di acquisto di armi da Israele: una svolta nella politica estera di Sánchez
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La Spagna annulla un contratto di acquisto di armi da Israele: una svolta nella politica estera di Sánchez

Sánchez, ha annunciato la cancellazione di un contratto per l’acquisto di armamenti da un’azienda israeliana in risposta al conflitto a Gaza.

La Spagna annulla un contratto di acquisto di armi da Israele: una svolta nella politica estera di Sánchez
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4 Giugno 2025 - 12.44


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Il governo spagnolo, guidato dal premier Pedro Sánchez, ha annunciato ieri la cancellazione di un importante contratto per l’acquisto di armamenti da un’azienda israeliana, segnando un ulteriore passo nella sua politica di distanziamento da Israele in risposta al conflitto a Gaza. La decisione, che riguarda l’annullamento dell’acquisto di 168 sistemi di tiro e 1.680 missili anticarro Spike LR2 per un valore di 287,5 milioni di euro, è stata accolta con favore da parte della coalizione di sinistra, ma ha sollevato interrogativi sulle implicazioni economiche e diplomatiche.

Secondo quanto riportato da El País, il contratto, stipulato nel novembre 2023 con la Pap-Tecnos, filiale spagnola dell’azienda israeliana Rafael Advanced Defense Systems, era destinato a rinnovare i sistemi di difesa dell’esercito spagnolo con missili di quinta generazione. Tuttavia, la segretaria di Stato per la Difesa, Amparo Valcarce, ha dichiarato che il governo ha avviato un processo di “disconnessione tecnologica” dall’industria militare israeliana, in coerenza con l’impegno di non acquistare né vendere armi a Israele a partire dal 7 ottobre 2023, data di inizio dell’offensiva israeliana a Gaza.

La mossa arriva dopo mesi di pressioni interne alla coalizione di governo, in particolare da parte di Sumar e Izquierda Unida, che hanno criticato la presunta incoerenza del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) nel mantenere attivi contratti con aziende israeliane nonostante le dichiarazioni pubbliche di condanna delle azioni militari di Tel Aviv. Un’inchiesta del quotidiano eldiario.es aveva rivelato che, dall’ottobre 2023, la Spagna avrebbe formalizzato o aggiudicato 46 contratti a imprese israeliane per un valore complessivo di oltre un miliardo di euro, suscitando polemiche tra i partner di governo.

La decisione di Sánchez è stata accompagnata da un altro annuncio significativo: il governo sta cercando un’azienda spagnola per sostituire l’israeliana Elbit Systems nel programma di lanciamissili multipli Silam, un progetto da 576 milioni di euro. Questo passo, secondo fonti governative, mira a ridurre la dipendenza da tecnologie straniere e a rafforzare l’industria della difesa nazionale, sebbene comporti la necessità di riprogettare sia i lanciamissili che le munizioni.

Sul piano politico, la cancellazione del contratto è vista come un tentativo di Sánchez di riaffermare la coerenza della sua politica estera, che ha fatto del sostegno alla causa palestinese una priorità. La Spagna, che ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina nel maggio 2024, è uno dei pochi paesi europei a mantenere una linea critica verso il governo di Benjamin Netanyahu, accusato di condurre una “guerra ingiusta e disumana” a Gaza. Il premier spagnolo ha ribadito che “la Spagna non fa affari con uno Stato genocida”, una dichiarazione che ha riacceso le tensioni diplomatiche con Israele.

Tuttavia, la decisione non è esente da critiche. Il leader del Partito Popolare (PP), Alberto Núñez Feijóo, ha messo in guardia sui costi della rescissione unilaterale del contratto, che potrebbe comportare richieste di risarcimento da parte di Rafael. Inoltre, secondo il Centro Delàs per la Ricerca sulla Pace, la Spagna avrebbe continuato a importare armamenti da Israele per oltre 36 milioni di euro dall’ottobre 2023, sollevando dubbi sulla trasparenza del governo.

L’opinione pubblica spagnola, tradizionalmente sensibile alla causa palestinese, sembra sostenere la linea del governo. Tuttavia, la gestione di questa crisi evidenzia le fragilità della coalizione progressista, che deve bilanciare le pressioni interne con gli impegni internazionali, inclusi quelli con la NATO. La Spagna, infatti, ha recentemente annunciato un aumento record della spesa militare di 10,5 miliardi di euro, una decisione che ha suscitato ulteriori tensioni con i partner di sinistra.

Con questa mossa, Sánchez tenta di consolidare la sua leadership in un contesto internazionale complesso, ma il percorso verso una piena “disconnessione” dall’industria militare israeliana appare ancora lungo e irto di ostacoli. La Spagna si conferma così uno dei paesi europei più attivi nel promuovere una soluzione diplomatica al conflitto israelo-palestinese, ma il prezzo di questa posizione potrebbe essere una crescente polarizzazione interna e internazionale.

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