Con toni che destano sgomento e preoccupazione, Donald Trump ha paragonato il conflitto tra Russia e Ucraina a una rissa tra bambini in un parco o a uno scontro tra giocatori di hockey, suggerendo che “potrebbe essere meglio lasciarli combattere per un po’ prima di intervenire”.
“A volte è meglio lasciarli andare per qualche secondo,” ha dichiarato durante un incontro con il cancelliere tedesco Friedrich Merz. “Come succede nello sport: li si lascia fare, poi si interviene.”
“È come quando due bambini piccoli si picchiano con violenza. Si odiano, combattono in un parco e tu provi a separarli, ma non vogliono. Forse è meglio aspettare prima di dividerli.”
Parole che grondano cinismo e superficialità, inaccettabili se pronunciate da chi ambisce a tornare alla guida della principale potenza mondiale. Ridurre una guerra che ha causato decine di migliaia di morti, distruzioni immani e una crisi umanitaria senza precedenti a una lite infantile o a un duello sportivo, non è solo una semplificazione brutale: è una distorsione morale.
In un contesto internazionale dove si richiede lucidità, responsabilità e capacità diplomatica, simili affermazioni gettano un’ombra inquietante sull’idea di leadership incarnata da Trump. Il suo commento non solo disconosce la sofferenza del popolo ucraino, ma lascia intravedere un disinteresse per la pace, i diritti umani e la gravità degli equilibri geopolitici.
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