Un alto funzionario ucraino ha lanciato un allarme preoccupante durante una recente missione diplomatica negli Stati Uniti: Mosca starebbe pianificando una vasta offensiva militare entro il 2026, con l’obiettivo strategico di separare l’Ucraina dal Mar Nero. A riportarlo è stato Pavlo Palisa, colonnello e vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino, in una serie di colloqui con parlamentari e funzionari statunitensi.
Secondo Palisa, la Russia avrebbe già delineato un piano in tre fasi per completare entro il prossimo anno la conquista della riva sinistra del fiume Dnipro – che taglia in due il paese passando per Kiev – e successivamente impadronirsi delle regioni meridionali di Odessa e Mykolaiv. Una mossa che, se riuscita, chiuderebbe l’accesso marittimo dell’Ucraina, compromettendo irrimediabilmente le sue esportazioni via mare, in particolare quelle di grano, e limitandone l’autonomia economica e militare.
“Stanno pianificando per il 2026”, ha detto Palisa. “Vogliono prendere tutta la parte orientale dell’Ucraina fino al Dnipro, e poi puntare a Odessa e Mykolaiv. È una strategia per strangolare il Paese dal punto di vista geopolitico”.
Le dichiarazioni del colonnello trovano conferma in un documento trapelato e pubblicato dal quotidiano tedesco Bild, che cita fonti dell’intelligence occidentale. Secondo il piano ricostruito, il Cremlino intende completare entro la fine del 2024 l’occupazione delle regioni di Donetsk e Luhansk, rafforzando la presenza nel Donbass. Il 2025 servirebbe a consolidare le posizioni nella regione di Kharkiv e a lanciare una nuova offensiva verso sud-est. Infine, nel 2026, l’obiettivo sarebbe stabilire il pieno controllo di tutte le aree ucraine a est del Dnipro e occupare Odessa per tagliare definitivamente l’accesso ucraino al Mar Nero.
Il piano rivelato da Bild coincide, nei suoi contorni generali, con le attuali mosse russe sul campo. L’Institute for the Study of War (ISW), centro studi con sede a Washington, ha osservato che, pur non potendo verificare l’autenticità dei documenti, la strategia delineata appare coerente con la graduale ma costante avanzata dell’esercito russo e con i progetti di espansione delle sue capacità militari, alimentati da una riconversione industriale in ottica bellica.
La Russia, negli ultimi mesi, ha aumentato la pressione su vari fronti, in particolare nelle regioni di Donetsk e Kharkiv. Le truppe russe hanno fatto progressi misurati ma significativi, approfittando del momento di relativa debolezza dell’Ucraina dovuto ai ritardi negli aiuti militari occidentali. Tuttavia, analisti ed esperti militari, tra cui lo stesso ISW, sottolineano che la realizzazione completa di un piano del genere richiederebbe una forza d’invasione molto più consistente e tempi molto più lunghi. “A questo ritmo – si legge in un rapporto dell’ISW – ci vorrebbero decenni per ottenere un simile livello di occupazione territoriale”.
Nonostante le incognite, il potenziale isolamento dal Mar Nero rappresenta per Kiev una minaccia esistenziale. Il porto di Odessa è il cuore pulsante dell’export ucraino, in particolare dei prodotti agricoli destinati all’Africa e al Medio Oriente. La sua perdita significherebbe non solo un disastro economico, ma anche una limitazione drammatica nella capacità del Paese di ricevere aiuti e approvvigionamenti via mare.
La delegazione ucraina, in missione a Washington, ha insistito sull’urgenza di accelerare la fornitura di sistemi di difesa aerea e munizioni a lungo raggio. L’obiettivo è evitare che le forze russe consolidino i successi ottenuti negli ultimi mesi e prevenire lo scenario di isolamento dal Mar Nero.
La guerra, dunque, entra in una nuova fase strategica. Mosca non sembra cercare compromessi, ma piuttosto una vittoria totale che altererebbe definitivamente gli equilibri dell’Europa orientale. L’Occidente, di fronte a questi sviluppi, dovrà decidere se limitarsi a contenere l’offensiva o rilanciare il sostegno militare a Kiev in modo risolutivo.