Parigi chiede il rimpatrio immediato dei suoi cittadini
La Francia ha chiesto il rapido rientro dei sei cittadini francesi che si trovavano a bordo della Madleen, l’imbarcazione parte della Freedom Flotilla diretta a Gaza. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Jean-Noël Barrot, sottolineando che, appena la nave è stata abbordata, Parigi ha subito attivato le procedure per esercitare la propria protezione consolare. La Francia intende accertare quanto prima le condizioni dei suoi connazionali e facilitarne il ritorno nel territorio nazionale.
La Spagna convoca il diplomatico israeliano
Anche la Spagna ha reagito duramente all’intercettazione della Madleen da parte delle forze israeliane. Secondo il quotidiano El País e fonti del Ministero degli Esteri riportate da Al Jazeera Arabic, Madrid ha convocato l’incaricato d’affari israeliano per protestare ufficialmente contro l’accaduto. Già in aprile, la Spagna aveva sospeso un controverso contratto da 7,5 milioni di dollari per l’acquisto di munizioni da Israele, in segno di dissenso verso la guerra condotta da Tel Aviv contro la Striscia di Gaza.
Svezia divisa, ma pronta a offrire assistenza
La reazione svedese, per ora, si presenta più sfumata. Il Ministero degli Esteri ha fatto sapere che fornirà assistenza a Greta Thunberg e agli eventuali altri cittadini svedesi presenti sull’imbarcazione, se ne faranno richiesta. Tuttavia, la risposta politica e mediatica nel Paese appare frammentata: mentre i giornali di orientamento progressista parlano di “sequestro” e “detenzione illegale”, le testate più conservatrici relegano la notizia in secondo o terzo piano.
La Turchia denuncia una violazione del diritto internazionale
Netta la condanna della Turchia. In un comunicato ufficiale, il Ministero degli Esteri turco ha definito l’abbordaggio della Madleen da parte delle forze israeliane come una “chiara violazione del diritto internazionale” e un’ulteriore prova del fatto che Israele “agisce come uno Stato terrorista”. Ankara ha aggiunto che “le azioni aggressive e illegali di Israele non riusciranno a mettere a tacere le voci che si levano in difesa della dignità umana e dei valori universali”.
Solidarietà dal Consiglio Ebraico d’Australia
Anche in Australia si levano critiche contro Tel Aviv, con una posizione significativa proveniente dal Jewish Council of Australia. L’organizzazione ha espresso “profonda preoccupazione per gli attivisti a bordo della Freedom Flotilla” e ha sollecitato il governo australiano a intervenire con urgenza per garantire l’incolumità dell’equipaggio e il rilascio immediato della nave. “Israele ha una storia documentata di attacchi letali contro attivisti umanitari diretti a Gaza e non può essere considerato un garante affidabile della sicurezza di queste persone”, ha affermato la direttrice esecutiva Sarah Schwartz. Ha inoltre denunciato l’inerzia dei governi occidentali di fronte alle violazioni del diritto internazionale da parte di Israele, ricordando che a Gaza non entra aiuto umanitario da mesi e che la popolazione palestinese è a rischio imminente di fame e morte.
Dalle capitali europee a quelle mediorientali, passando per le organizzazioni della società civile, la reazione all’intercettazione della Madleen si configura come una vera e propria condanna globale. Il gesto di Israele viene bollato come un atto illegale, contrario al diritto internazionale, e come l’ennesimo episodio di una politica che ostacola gli sforzi umanitari destinati a una popolazione allo stremo. La pressione diplomatica su Tel Aviv sembra destinata ad aumentare.