Trump invoca l’arresto del governatore Newsom mentre monta la crisi tra Casa Bianca e California
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Trump invoca l’arresto del governatore Newsom mentre monta la crisi tra Casa Bianca e California

Il presidente Donald Trump ha suscitato una nuova bufera politica negli Stati Uniti, dichiarando che sosterrebbe l’arresto del governatore della California, Gavin Newsom, nell’ambito dell’escalation di tensioni legate al controverso dispiegamento della Guardia nazionale a Los Angeles

Trump invoca l’arresto del governatore Newsom mentre monta la crisi tra Casa Bianca e California
Gavin Newsom, governatore della California
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9 Giugno 2025 - 21.56


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Il presidente Donald Trump ha suscitato una nuova bufera politica negli Stati Uniti, dichiarando che sosterrebbe l’arresto del governatore della California, Gavin Newsom, nell’ambito dell’escalation di tensioni legate al controverso dispiegamento della Guardia nazionale a Los Angeles. Un’uscita che rischia di trasformare uno scontro istituzionale in un vero e proprio caso costituzionale.

Lo farei se fossi Tom [Homan]”, ha affermato Trump durante un comizio domenica, riferendosi all’ex direttore dell’ICE e suo attuale “border czar” nella campagna per il 2024. Homan aveva precedentemente suggerito di “mettere Newsom in prigione” per essersi opposto all’invio di truppe federali nella contea di Los Angeles. “Penso che sia una grande idea”, ha rincarato Trump tra gli applausi del pubblico.

La rottura con Sacramento

La replica del governatore californiano non si è fatta attendere. Gavin Newsom ha denunciato il dispiegamento di 2.000 membri della Guardia nazionale come un atto “illegale e immorale”, sostenendo che sia stato deciso senza alcuna consultazione con l’amministrazione statale. “Ho formalmente chiesto all’amministrazione Trump di revocare il dispiegamento illegale di truppe nella contea di Los Angeles e di restituirle al mio comando”, ha scritto Newsom su X (ex Twitter), definendo la mossa federale “una grave violazione della sovranità statale”.

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“La California non aveva alcun problema di ordine pubblico fino a quando Trump non ha deciso di intervenire. Ora la città è militarizzata e le tensioni sono aumentate,” ha aggiunto il governatore, che ha annunciato l’intenzione di ricorrere alla Corte Suprema per fermare quella che ha definito “una deriva autoritaria”.

Los Angeles in trincea

Anche la sindaca di Los Angeles, Karen Bass, ha espresso la sua opposizione all’intervento federale, parlando di un “caos intenzionale” alimentato da forze esterne. “Sembra che le truppe siano state schierate in modo provocatorio e non vedo come questo possa essere utile a Los Angeles in questo momento”, ha dichiarato. “Non è il tipo di risorse di cui abbiamo bisogno in città.”

Le parole della sindaca riflettono il clima di crescente sfiducia tra le autorità locali e la Casa Bianca. Da giorni, centinaia di manifestanti stanno riempiendo le strade della città per protestare contro i raid migratori e l’uso della forza federale. Le immagini di scontri tra dimostranti e militari, di arresti indiscriminati e gas lacrimogeni lanciati in quartieri abitati da famiglie latine hanno fatto il giro del mondo.

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Il contesto politico

Il dispiegamento della Guardia nazionale è stato formalmente giustificato da Trump come una misura per contrastare “disordini” e “saccheggi”, ma molti osservatori lo interpretano come un’azione elettorale a pochi mesi dal voto, volta a rafforzare il suo profilo di “uomo forte” e a intimidire stati e città governati dai Democratici.

Organizzazioni per i diritti civili, accademici e giuristi costituzionalisti hanno espresso forte preoccupazione per l’uso strumentale dell’esercito all’interno del territorio nazionale. La ACLU ha definito le parole di Trump su Newsom “una minaccia autoritaria senza precedenti nella storia recente americana”.

In un Paese già polarizzato e in piena campagna elettorale, l’idea di arrestare un governatore democraticamente eletto per essersi opposto a un’invasione federale rischia di innescare una crisi istituzionale di proporzioni storiche.

Una democrazia sotto pressione

Mentre Trump promette “legge e ordine” e la sua base esulta per il pugno duro, emergono interrogativi sempre più gravi sulla tenuta dello Stato di diritto negli Stati Uniti. La California, con i suoi 40 milioni di abitanti e un’economia più grande di quella della maggior parte degli Stati nazionali, si trova ora a fronteggiare non solo l’interferenza federale, ma una minaccia esplicita alla sua autonomia.

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Il rischio, sottolineano analisti e editorialisti, è che si apra una nuova stagione di confronto tra Stati e governo centrale, con effetti imprevedibili sulla stabilità della federazione americana. Se un presidente può inviare truppe in una città senza consenso locale – e poi minacciare l’arresto di chi protesta – cosa rimane del federalismo e della democrazia costituzionale negli Stati Uniti?

Per ora, la Guardia nazionale resta dispiegata a Los Angeles. Ma la battaglia legale e politica appena cominciata potrebbe ridefinire i confini stessi del potere presidenziale.

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