Milei a fianco di Netanyahu porta l’ambasciata argentina a Gerusalemme e attacca Greta Thumberg
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Milei a fianco di Netanyahu porta l’ambasciata argentina a Gerusalemme e attacca Greta Thumberg

Il presidente argentino Javier Milei ha annunciato che il suo governo trasferirà l’ambasciata in Israele da Herzliya, nei pressi di Tel Aviv, a Gerusalemme Ovest nel 2026.

Milei a fianco di Netanyahu porta l’ambasciata argentina a Gerusalemme e attacca Greta Thumberg
Javier Milei
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12 Giugno 2025 - 20.09


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Il presidente argentino Javier Milei ha annunciato che il suo governo trasferirà l’ambasciata in Israele da Herzliya, nei pressi di Tel Aviv, a Gerusalemme Ovest nel 2026. Lo ha dichiarato mercoledì in un discorso al parlamento israeliano (Knesset), durante la sua seconda visita ufficiale nel paese da quando ha assunto la presidenza nel 2023.

«Sono orgoglioso di annunciare che l’ambasciata dell’Argentina sarà trasferita nella città di Gerusalemme Ovest», ha detto Milei tra gli applausi della maggioranza di governo, mostrando un sostegno esplicito al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sempre più isolato a livello internazionale a causa della guerra in corso a Gaza.

«L’Argentina è al vostro fianco in questi giorni difficili», ha proseguito il leader argentino. «Purtroppo non si può dire lo stesso di gran parte della comunità internazionale, manipolata dai terroristi e capace di trasformare le vittime in carnefici».

Nel corso dell’intervento, Milei ha rinnovato l’appello alla liberazione degli ostaggi israeliani ancora trattenuti nella Striscia di Gaza, ricordando che tra questi vi sono anche quattro cittadini argentini rapiti durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.

Attacco a Greta Thunberg

Milei ha anche colto l’occasione per criticare la giovane attivista svedese Greta Thunberg, arrestata e poi espulsa da Israele questa settimana dopo essere stata intercettata a bordo di una nave della Freedom Flotilla Coalition, impegnata a rompere il blocco navale israeliano su Gaza.

«[Thunberg] è diventata un’arma a pagamento in cerca di visibilità mediatica, sostenendo di essere stata rapita quando i veri ostaggi si trovano in condizioni subumane a Gaza», ha dichiarato, secondo una traduzione fornita dal parlamento israeliano.

Thunberg ha più volte denunciato i crimini di guerra compiuti da Israele e l’uso deliberato della fame come arma contro la popolazione palestinese.

Una città contesa

Lo spostamento dell’ambasciata argentina a Gerusalemme rappresenta un gesto fortemente simbolico e controverso. La città, sacra per ebrei, cristiani e musulmani, è al centro di una disputa irrisolta: Israele la rivendica nella sua interezza come capitale, mentre i palestinesi ne reclamano la parte orientale, occupata da Israele nel 1967 e annessa nel 1980, come capitale del futuro Stato palestinese.

A causa di questo status conteso, la quasi totalità delle missioni diplomatiche straniere resta concentrata nell’area di Tel Aviv. Attualmente solo sei paesi — Stati Uniti, Guatemala, Honduras, Paraguay, Kosovo e Papua Nuova Guinea — hanno ambasciate ufficiali a Gerusalemme Ovest.

Durante la sua prima visita in Israele, nel febbraio 2024, Milei aveva già manifestato l’intenzione di spostare l’ambasciata, visitando anche il Muro Occidentale (Muro del Pianto), uno dei luoghi più sacri per l’ebraismo.

Netanyahu: “Gerusalemme non sarà mai più divisa”

Intervenendo prima del discorso di Milei, il premier israeliano Netanyahu ha ringraziato il leader argentino per il suo sostegno e ha ribadito la posizione storica del governo israeliano: «La città di Gerusalemme non sarà mai più divisa».

La decisione di Milei, in linea con quella dell’ex presidente statunitense Donald Trump che nel 2017 riconobbe Gerusalemme come capitale israeliana trasferendovi l’ambasciata, rischia di aumentare ulteriormente le tensioni diplomatiche e allontanare ancora di più la prospettiva di una soluzione a due Stati, sostenuta da gran parte della comunità internazionale.

Nel frattempo, la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza continua ad aggravarsi: secondo le autorità sanitarie locali, il bilancio dei morti ha superato i 55.000 palestinesi dopo oltre 20 mesi di conflitto.

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