Trump schiera Marines e Guardia Nazionale a Los Angeles: strategia del caos per consolidare il potere
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Trump schiera Marines e Guardia Nazionale a Los Angeles: strategia del caos per consolidare il potere

Un contingente di circa 700 Marines del 2° Battaglione, 7° Marines, sta ultimando in queste ore l’addestramento a tecniche di de-escalation e controllo della folla, pronti a unirsi nei prossimi giorni ai circa 4.000 membri della Guardia Nazionale già dispiegati a Los Angeles.

Trump schiera Marines e Guardia Nazionale a Los Angeles: strategia del caos per consolidare il potere
Proteste anti-Trump a Los Angeles
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12 Giugno 2025 - 19.23


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Un contingente di circa 700 Marines del 2° Battaglione, 7° Marines, sta ultimando in queste ore l’addestramento a tecniche di de-escalation e controllo della folla, pronti a unirsi nei prossimi giorni ai circa 4.000 membri della Guardia Nazionale già dispiegati a Los Angeles. Lo riferisce Reuters, confermando che il Pentagono ha autorizzato l’impiego in base al Title 10, una disposizione legale che permette alle forze federali di proteggere strutture e personale governativo – ma non di esercitare funzioni di polizia civile.

L’operazione, della durata prevista di almeno 60 giorni, costerà ai contribuenti statunitensi circa 134 milioni di dollari. I Marines non saranno formalmente autorizzati ad arrestare cittadini, ma potranno trattenere temporaneamente chiunque interferisca con operazioni federali d’immigrazione, in attesa dell’intervento della polizia.

Condanna immediata da parte della California

Il governatore della California, Gavin Newsom, ha denunciato duramente il dispiegamento come un “abuso autoritario di potere”, annunciando un ricorso d’urgenza presso un tribunale federale per bloccare la mobilitazione. “Non c’è alcuna giustificazione legale o fattuale per un’esercitazione militare di queste proporzioni in ambito civile,” ha dichiarato. L’udienza è fissata per giovedì, quando i giudici dovranno valutare se l’intervento federale sia costituzionalmente legittimo.

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Anche il sindaco di Los Angeles, Karen Bass, ha espresso profonda preoccupazione, affermando che “non vi sono dati che giustifichino una tale dimostrazione di forza” e accusando l’amministrazione federale di usare “tattiche eccessive e intimidatorie contro una comunità per lo più pacifica.”

Una strategia politica deliberata

Secondo analisti di testate come New York Magazine (Intelligencer), si tratterebbe di una mossa calcolata da parte di Donald Trump, che mira a costruire un clima di emergenza artificiale per rafforzare la propria immagine di “uomo forte contro il caos”, in vista della campagna elettorale. L’accusa è quella di usare la forza militare per alimentare paura e polarizzazione politica, in particolare tra le comunità immigrate e le città a guida democratica.

Non è un caso che il dispiegamento sia avvenuto senza alcuna richiesta formale da parte dello Stato della California – una rottura significativa con la prassi istituzionale, che non si verificava dal 1965, ai tempi delle rivolte di Watts. In quel caso, come oggi, fu Los Angeles il teatro di una controversa militarizzazione interna.

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Un precedente inquietante: Insurrection Act e Title 10

Già nel 2020, Trump aveva minacciato di invocare l’Insurrection Act – un’antica legge che consente l’uso di truppe federali per sedare insurrezioni interne – per reprimere le proteste del movimento Black Lives Matter. Questa volta, l’ex presidente ha preferito ricorrere a un’interpretazione ampia e controversa del Title 10, aggirando il principio costituzionale di separazione tra potere civile e militare.

Secondo numerosi esperti legali citati da CBS News e ABC, tale impiego rischia di oltrepassare i limiti legali dell’intervento federale: “Non siamo di fronte a un’insurrezione, ma a disturbi civili contenuti. Non esiste alcuna base giuridica seria per questo tipo di mobilitazione militare,” afferma uno dei costituzionalisti interpellati.

Mentre la Casa Bianca tace sulle motivazioni specifiche, è sempre più chiaro che l’operazione non risponde a esigenze di sicurezza oggettiva, ma a un’agenda politica mirata. E la domanda cruciale – se l’America stia assistendo a una normalizzazione dell’uso delle forze armate contro la propria popolazione civile – rimane drammaticamente aperta.

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