Operazione “Rising Lion”: Israele colpisce l’Iran dall’interno con un attacco pianificato da anni
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Operazione “Rising Lion”: Israele colpisce l’Iran dall’interno con un attacco pianificato da anni

L’operazione militare israeliana Rising Lion contro l’Iran sarebbe stata preparata meticolosamente nel corso di molti anni.

Operazione “Rising Lion”: Israele colpisce l’Iran dall’interno con un attacco pianificato da anni
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13 Giugno 2025 - 11.49


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L’operazione militare israeliana Rising Lion contro l’Iran sarebbe stata preparata meticolosamente nel corso di molti anni. Il piano ha incluso un attacco coordinato contro postazioni missilistiche e siti strategici all’interno del territorio iraniano, reso possibile grazie a una rete di infiltrazione capillare e a una base segreta per droni costruita nei pressi di Teheran dal Mossad.

L’infiltrazione del Mossad e l’attacco dall’interno

L’intelligence israeliana ha sfruttato una struttura logistica sviluppata nel tempo all’interno dell’Iran, che ha consentito l’introduzione clandestina di armamenti, veicoli e sistemi di comando. Questa rete è stata determinante per neutralizzare le batterie missilistiche e i radar iraniani, permettendo così a Israele di conquistare il dominio dello spazio aereo nella fase iniziale dell’operazione.

Uno degli obiettivi principali è stato il sito nucleare di Natanz, considerato un nodo centrale nel programma di arricchimento dell’uranio iraniano.

La base segreta di Esfajabad

Una delle componenti più delicate dell’operazione ha riguardato l’attivazione di droni esplosivi da una base segreta nei pressi di Esfajabad, a poca distanza da Teheran. La zona ospita importanti piattaforme di missili terra-terra, considerate una minaccia diretta alla sicurezza israeliana. I droni, introdotti nel Paese con largo anticipo, sono stati attivati durante l’offensiva per colpire e neutralizzare queste batterie missilistiche.

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Attacchi mirati con armi a guida di precisione

Contemporaneamente, squadre speciali del Mossad hanno posizionato sistemi di lancio per munizionamenti di precisione in aree aperte vicine a postazioni antiaeree nel cuore dell’Iran. Questi dispositivi sono rimasti inattivi fino all’avvio dell’operazione, per poi colpire in modo coordinato e preciso i bersagli prefissati.

Secondo fonti della sicurezza israeliana citate dai media ebraici, si è trattato di un’operazione “chirurgica”, caratterizzata da “pianificazione audace, uso innovativo della tecnologia, impiego di forze speciali e agenti capaci di eludere completamente la sorveglianza dell’intelligence iraniana”.

Attacchi lanciati da veicoli civili camuffati

Una terza direttrice operativa ha visto l’impiego di tecnologie avanzate montate su veicoli civili dall’aspetto comune, contrabbandati anch’essi in Iran. Al momento stabilito, questi sistemi hanno attaccato infrastrutture radar e centri di comando strategici, compromettendo le difese aeree iraniane e facilitando l’ingresso dell’aviazione israeliana con piena superiorità operativa.

L’intera operazione mirava a neutralizzare in anticipo ogni possibilità di ritorsione da parte iraniana, colpendo soprattutto i sistemi missilistici che potevano minacciare centri abitati e obiettivi strategici in territorio israeliano.

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Una strategia fondata su droni, infiltrazioni e guerra elettronica

A livello tattico, l’offensiva si è basata su una combinazione sinergica di guerra elettronica, infiltrazione diretta e impiego massiccio di droni. Il Mossad e le forze armate israeliane avrebbero operato in stretta collaborazione, sfruttando le strutture logistiche clandestine costruite negli anni dentro i confini iraniani.

La risposta iraniana

Secondo l’emittente israeliana Channel 12, l’impianto nucleare di Natanz ha subito danni significativi a seguito dell’attacco. In risposta, l’Iran avrebbe lanciato oltre cento droni verso Israele. Tuttavia, la maggior parte di essi è stata già intercettata e neutralizzata dalle forze di difesa israeliane.

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