Donald Trump ha definito “eccellente” l’attacco aereo condotto da Israele contro l’Iran, sottolineando che Teheran ha “perso l’occasione” di evitare il confronto e preannunciando una possibile escalation militare. In un’intervista rilasciata ad ABC News, l’ex presidente americano – e probabile candidato repubblicano alle presidenziali – ha detto chiaramente che “ci saranno molti altri attacchi”, evocando uno scenario di prolungata instabilità in Medio Oriente.
“Abbiamo dato loro una chance, non l’hanno colta. Sono stati colpiti duramente, molto duramente”, ha dichiarato Trump, aggiungendo che i prossimi attacchi potrebbero essere “ancora più brutali”. Le sue parole arrivano mentre le tensioni tra Israele e Iran hanno raggiunto un nuovo picco, con bombardamenti che, secondo fonti ufficiali iraniane, avrebbero colpito centri nevralgici della difesa e della ricerca nucleare del Paese.
Interrogato sul coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nell’operazione israeliana, Trump ha scelto di non sbilanciarsi: “Non voglio commentare”. Un’affermazione ambigua che alimenta le speculazioni su un eventuale coordinamento tra Washington e Tel Aviv, nonostante la Casa Bianca abbia finora mantenuto una linea ufficialmente prudente. Alcuni funzionari statunitensi, sotto anonimato, hanno ribadito che gli Stati Uniti non hanno partecipato direttamente all’operazione, ma che l’amministrazione era stata informata in anticipo.
Trump ha inoltre rivelato di aver dato all’Iran un ultimatum di 60 giorni per tornare al tavolo negoziale sul nucleare. “Due mesi fa ho detto loro che avevano 60 giorni per fare un accordo. È il giorno 61… e ora forse hanno una seconda possibilità”, ha dichiarato con tono sarcastico. “Ma se non lo faranno, il prossimo colpo sarà ancora più devastante”.
Le sue dichiarazioni segnano un ulteriore allontanamento dalla strategia diplomatica perseguita dalle precedenti amministrazioni. Mentre la comunità internazionale chiede moderazione e un ritorno alla via diplomatica, l’ex presidente sembra puntare su una strategia di pressione militare e isolamento totale dell’Iran.
Sul fronte interno, Trump ha convocato una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale, un gesto che sottolinea la gravità del momento e la necessità, per l’establishment americano, di valutare le conseguenze globali dell’escalation in corso. Il vertice è previsto per le 11 del mattino, ora di Washington.
Nel frattempo, il Pentagono ha rafforzato le misure di sicurezza per le truppe statunitensi presenti nella regione, temendo attacchi ritorsivi da parte delle forze iraniane o dei loro alleati. Anche le borse mondiali hanno reagito con nervosismo: il prezzo del petrolio è salito oltre il 7%, segnando il massimo da mesi, mentre le capitali europee e asiatiche seguono con preoccupazione gli sviluppi.
Le parole di Trump rappresentano una linea di condotta destinata a influenzare non solo la politica estera americana, ma anche la campagna elettorale. Con un conflitto in pieno sviluppo, l’ex presidente si posiziona come il leader deciso e intransigente contro quella che definisce “la minaccia esistenziale dell’Iran”, cercando di capitalizzare la crisi a proprio favore.
Tuttavia, in molti temono che l’escalation possa sfuggire di mano. Teheran ha già promesso una risposta “dolorosa e duratura”, e mentre Israele resta in massima allerta, l’intera regione si avvicina a uno scenario di guerra a lungo termine.
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