Gaza, 58 affamati uccisi dagli israeliani: "I centri di distribuzione degli aiuti diventati siti di esecuzione"
Top

Gaza, 58 affamati uccisi dagli israeliani: "I centri di distribuzione degli aiuti diventati siti di esecuzione"

Almeno 58 palestinesi sono stati uccisi sabato in una serie di attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, molti dei quali nei pressi di un centro di distribuzione gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione sostenuta dagli Stati Unitti

Gaza, 58 affamati uccisi dagli israeliani: "I centri di distribuzione degli aiuti diventati siti di esecuzione"
Gaza
Preroll

globalist Modifica articolo

14 Giugno 2025 - 18.09


ATF

Almeno 58 palestinesi sono stati uccisi sabato in una serie di attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, molti dei quali nei pressi di un centro di distribuzione gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione sostenuta dagli Stati Uniti. Lo riferiscono le autorità sanitarie locali, mentre cresce il numero delle vittime tra chi cerca disperatamente cibo per la propria famiglia.

Secondo i medici degli ospedali al-Awda e Al-Aqsa, situati nel centro della Striscia, almeno 15 persone sono state uccise mentre si avvicinavano a un punto di distribuzione della GHF presso il cosiddetto Corridoio di Netzarim. Le altre vittime sono state registrate in diversi attacchi in varie aree del territorio assediato.

Dal momento dell’inizio delle attività della GHF, circa un mese fa, almeno 274 persone sono state uccise e oltre 2.000 ferite nei pressi dei centri di distribuzione alimentare, stando ai dati del Ministero della Sanità di Gaza. Sabato, la fondazione ha dichiarato che i suoi centri erano chiusi, ma migliaia di civili si sono comunque radunati nelle vicinanze, spinti dalla fame e dalla disperazione causate da 15 settimane di blocco totale imposto da Israele.

Leggi anche:  Rapporto Onu: Israele ha commesso crimini di guerra e il crimine contro l’umanità a Gaza

“Siti di esecuzione”

L’inviato di Al Jazeera, Tareq Abu Azzoum, ha riferito da Deir el-Balah che molti abitanti di Gaza considerano ormai i centri di distribuzione della GHF come “siti di esecuzione”, a causa dei ripetuti attacchi subiti. Tuttavia, ha aggiunto, le famiglie non hanno alternative e sono costrette a raggiungere queste aree, nonostante il rischio.

Israele ha imposto un blocco umanitario totale a Gaza il 2 marzo, impedendo per settimane l’ingresso di cibo, medicinali e altri aiuti. Solo a fine maggio, sotto pressione internazionale, è stato permesso l’ingresso di piccole quantità di aiuti, che secondo le organizzazioni umanitarie sono però del tutto insufficienti rispetto ai bisogni della popolazione.

Né l’esercito israeliano né la GHF hanno rilasciato commenti ufficiali sugli attacchi di sabato.

Una distribuzione “militarizzata”

La GHF è una fondazione sostenuta da Israele e Stati Uniti e guidata da Johnnie Moore, consigliere dell’ex presidente Donald Trump. Ha iniziato la distribuzione di pacchi alimentari il 27 maggio, promuovendo un nuovo modello di distribuzione che, secondo le Nazioni Unite, manca di imparzialità e neutralità.

Leggi anche:  Il 13 giugno 1981 con Alfredino iniziò la "tv del dolore", oggi quella per i bambini di Gaza non fa audience

L’obiettivo dichiarato da Israele e Stati Uniti è quello di sostituire il sistema gestito dall’ONU, accusato – senza prove concrete – di fornire indirettamente risorse ad Hamas. Israele ha ammesso inoltre di aver sostenuto milizie armate locali, note per attività criminali, nel tentativo di minare il controllo di Hamas. Questi gruppi sono accusati di saccheggi e furti di aiuti umanitari.

I funzionari dell’ONU, però, negano che Hamas abbia deviato grandi quantità di aiuti e sostengono che il nuovo sistema abbia invece peggiorato la situazione, trasformando l’assistenza umanitaria in un elemento del conflitto armato: costringendo i civili a lunghi spostamenti e a continui trasferimenti da una zona all’altra.

Nuove evacuazioni e attacchi

Sempre sabato, l’esercito israeliano ha ordinato ai residenti di Khan Younis, Abasan e Bani Suheila – nel sud della Striscia – di evacuare verso ovest, in direzione della cosiddetta zona umanitaria. Le forze israeliane hanno annunciato un’azione militare imminente contro “organizzazioni terroristiche” in quell’area.

Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), oltre l’80% del territorio di Gaza si trova oggi in zone militarizzate, soggette a ordini di evacuazione o entrambe le cose. Quasi 665.000 persone sono state nuovamente sfollate da quando Israele ha interrotto il cessate il fuoco a febbraio.

Leggi anche:  Da Almodovar a Cercas, la cultura spagnola lancia un forte messaggio mobilitandosi per Gaza

La guerra lanciata da Israele ha provocato finora la morte di oltre 55.290 palestinesi, in gran parte civili, e ha distrutto vaste aree di un territorio densamente popolato da oltre due milioni di persone. La gran parte della popolazione è sfollata e la malnutrizione è ormai diffusa.

Nonostante gli sforzi di Stati Uniti, Egitto e Qatar per ripristinare un cessate il fuoco, le trattative restano bloccate. Israele rifiuta di accettare una tregua permanente e Hamas insiste che non riprenderà i negoziati senza garanzie in tal senso. Nel frattempo, la popolazione civile continua a pagare il prezzo più alto.

Native

Articoli correlati