Almeno 47 palestinesi sono stati uccisi dal fuoco israeliano in diverse zone della Striscia di Gaza, tra cui 11 persone che stavano aspettando i camion degli aiuti, secondo quanto riferito da fonti sanitarie palestinesi.
L’ultimo episodio di una serie ormai quasi quotidiana di uccisioni di civili in cerca di aiuti si è verificato nella mattinata di mercoledì su Salah Al-Din Street, nei pressi del corridoio di Netzarim, nel centro di Gaza. Fonti mediche hanno riferito ad Al Jazeera che più di 100 persone sono rimaste ferite nell’attacco.
In altri raid mortali compiuti da Israele in varie zone di Gaza, otto persone sono state uccise e diverse altre ferite in un attacco aereo contro una casa nel quartiere Zeitoun, a sud di Gaza City.
Altre otto persone, tra cui una donna e due bambini, sono morte e molte sono rimaste ferite in seguito a bombardamenti israeliani su tende di sfollati nel campo di al-Mawasi, nel sud della Striscia, secondo quanto riferito da fonti mediche ad Al Jazeera e confermato dall’agenzia di stampa palestinese Wafa.
Un altro attacco ha colpito il campo di Maghazi, nel centro di Gaza. Secondo Wafa, dieci persone appartenenti alla stessa famiglia — marito, moglie e figli — sono state uccise.
L’esercito israeliano, contattato dall’agenzia Reuters, ha dichiarato di essere “al corrente” delle segnalazioni di morti tra coloro che stavano aspettando gli aiuti alimentari. In merito agli altri bombardamenti segnalati, l’IDF ha affermato di “operare per smantellare le capacità militari di Hamas” e di adottare “tutte le precauzioni possibili per limitare i danni ai civili”, secondo quanto riportato da Reuters.
L’uccisione dei cercatori di aiuti continua
Da quando Israele ha leggermente allentato il blocco totale su Gaza a fine maggio — permettendo la distribuzione limitata di aiuti da parte della controversa Gaza Humanitarian Foundation (GHF), sostenuta da Stati Uniti e Israele — le uccisioni di civili in cerca di cibo sono diventate sempre più frequenti, in un clima caotico e disperato.
Le Nazioni Unite e le principali organizzazioni umanitarie hanno rifiutato di collaborare con la GHF, sostenendo che questa favorisca obiettivi militari israeliani a scapito dei reali bisogni umanitari.
Il ministero della Sanità di Gaza ha dichiarato martedì che 397 palestinesi in cerca di aiuti sono stati uccisi e oltre 3.000 feriti da quando la distribuzione è ripresa a fine maggio.
Martedì è stato il giorno più sanguinoso finora nei pressi dei punti di distribuzione: le truppe israeliane hanno ucciso almeno 70 palestinesi e ne hanno feriti centinaia mentre cercavano di ottenere cibo.
Allarme carburante
Gli attacchi avvengono mentre il ministero della Sanità di Gaza ha aggiornato il bilancio delle vittime dall’inizio del conflitto, salito a 55.637 morti e 129.880 feriti dal 7 ottobre 2023.
Il ministero ha inoltre lanciato un allarme urgente sulla carenza di carburante: gli ospedali ancora in funzione nella Striscia avrebbero scorte sufficienti solo per tre giorni.
Secondo il ministero, le forze israeliane stanno impedendo alle organizzazioni umanitarie internazionali e alle agenzie ONU di accedere ai depositi di carburante destinati agli ospedali, sostenendo che si trovano in cosiddette “zone rosse”, mettendo così a rischio la chiusura delle strutture mediche che dipendono dai generatori per l’elettricità.