In un momento in cui l’amministrazione Trump valuta un possibile coinvolgimento diretto nel crescente conflitto tra Iran e Israele, si alzano voci di dissenso anche all’interno dello stesso campo conservatore. A guidare la fronda è Steve Bannon, ex stratega della Casa Bianca e figura centrale del movimento “America First”, che ha lanciato un netto monito contro l’ipotesi di un intervento militare statunitense.
«Questa non è una cosa con cui si può giocare», ha dichiarato Bannon ai giornalisti, invitando la Casa Bianca alla massima cautela. Secondo lui, un’escalation militare non solo rappresenterebbe un rischio enorme per la stabilità globale, ma andrebbe anche contro gli interessi nazionali americani. «Non possiamo avere un altro Iraq», ha aggiunto, evocando lo spettro di un altro conflitto infinito e impopolare.
La presa di posizione di Bannon non è isolata. Nell’arco delle ultime 48 ore, figure influenti della destra populista americana – tra cui Tucker Carlson, la deputata Marjorie Taylor Greene e il senatore Rand Paul – hanno espresso preoccupazioni simili, chiedendo che qualsiasi decisione bellica passi per il Congresso e sia preceduta da un ampio dibattito pubblico.
Al centro del dissenso c’è la convinzione che l’Iran, per quanto ostile, non rappresenti al momento una minaccia nucleare imminente. «L’intelligence attuale non giustifica un attacco preventivo», ha sostenuto Bannon, affermando che Israele ha già le capacità militari per portare avanti le sue operazioni senza il sostegno diretto degli Stati Uniti. «Lasciamo che siano gli israeliani a concludere ciò che hanno iniziato», ha detto.
In parallelo, Donald Trump – pur mantenendo un tono bellicoso nei confronti di Teheran – ha evitato di assumere impegni espliciti. Durante un comizio in Michigan, ha parlato della necessità di «una bomba molto potente, capace di penetrare i bunker di Fordow», il sito sotterraneo dove si sospetta che l’Iran stia continuando l’arricchimento dell’uranio. Ma per ora non ha confermato alcun piano operativo.
La tensione è palpabile anche all’interno del Partito Repubblicano, dove si sta consumando una frattura tra i neocon interventisti e i populisti isolazionisti. Il confronto tra Ted Cruz e Tucker Carlson in un talk show televisivo ha evidenziato quanto la linea da seguire sia tutt’altro che condivisa.
In questo clima di incertezza, Bannon e i suoi alleati continuano a martellare sullo stesso concetto: l’America deve pensare prima a sé stessa. E se Israele ha bisogno di un sostegno, che sia politico e diplomatico, non militare. «Non è il nostro conflitto», ha ribadito.