Bombe sull'Iran, il (miracolato) segretario alla Difesa Hegseth non pensa ai rischi ma adula il suo 'padrone' Trump

Con parole intrise di adulazione politica tipica dei miracolati più che di analisi strategica, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, ha elogiato senza riserve l’azione militare ordinata da Donald Trump contro l’Iran,

Bombe sull'Iran, il (miracolato) segretario alla Difesa Hegseth non pensa ai rischi ma adula il suo 'padrone' Trump
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22 Giugno 2025 - 18.20


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Con parole intrise di adulazione politica tipica dei miracolati più che di analisi strategica, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, ha elogiato senza riserve l’azione militare ordinata da Donald Trump contro l’Iran, definendola “l’annientamento delle ambizioni nucleari” di Teheran.

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“Molti presidenti hanno sognato di infliggere il colpo finale al programma nucleare iraniano, ma solo il presidente Trump ci è riuscito”, ha dichiarato Hegseth, con un tono più da adepto che da responsabile della sicurezza nazionale. “L’operazione pianificata dal presidente è stata audace e brillante, una dimostrazione al mondo che la deterrenza americana è tornata. Quando questo presidente parla, il mondo dovrebbe ascoltare — e con le nostre forze armate possiamo sostenere ogni parola.”

Frasi che sembrano uscite da un comizio elettorale più che da una sala operativa del Pentagono. Hegseth, ex commentatore televisivo e figura vicina all’ala trumpiana più oltranzista, è noto per la rapidità con cui ha scalato posizioni che altri hanno guadagnato con competenze e carriera militare consolidate. La sua nomina a capo del Dipartimento della Difesa è stata vista da molti come un premio alla fedeltà, più che al merito.

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Nel suo intervento ha anche celebrato la missione dei bombardieri B2, definendola la più lunga dal 2001, e la prima in cui è stata utilizzata la potentissima bomba penetrante MOP (Massive Ordnance Penetrator). Una scelta lessicale roboante, studiata per incensare il “comandante in capo”, come ama chiamare Trump, piuttosto che informare l’opinione pubblica con chiarezza e misura.

“Gli Stati Uniti non cercano la guerra”, ha aggiunto infine Hegseth, “ma agiremo con decisione se il nostro popolo, i nostri alleati o i nostri interessi saranno minacciati. L’Iran farebbe bene ad ascoltare ogni parola del presidente Trump: lui dice ciò che intende, e intende ciò che dice.”

Parole che riecheggiano il culto della personalità e il linguaggio dell’intimidazione, pronunciate da un funzionario che sembra più interessato a rafforzare il proprio ruolo all’ombra del potere che a gestire responsabilmente la sicurezza internazionale. Una retorica che, in un momento di grave tensione globale, contribuisce più a infiammare gli animi che a disinnescare i conflitti.

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