Le forze armate israeliane hanno ucciso almeno 33 palestinesi nella sola mattinata di domenica. Sei di loro sono stati colpiti mentre cercavano disperatamente aiuti umanitari. È l’ennesimo episodio di una campagna militare che, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, ha portato a oltre 50 morti nelle ultime 24 ore. Dallo scorso 18 marzo, quando Israele ha interrotto una tregua di due mesi, l’offensiva in corso ha causato più di 5.600 vittime e oltre 19.000 feriti tra la popolazione civile. La stragrande maggioranza sono donne e bambini.
L’uso sistematico della forza contro civili affamati e disarmati, spesso mentre attendono l’arrivo di convogli umanitari, ha suscitato la condanna unanime di organizzazioni per i diritti umani e agenzie dell’ONU, che parlano apertamente di crimini di guerra e di una carestia usata come arma. “È una forma di punizione collettiva che non può essere giustificata in nessun modo”, ha dichiarato una fonte umanitaria dell’ONU a Gaza. Interi quartieri sono stati rasi al suolo, gli ospedali non riescono più a reggere il flusso di feriti, e decine di migliaia di persone vivono senza accesso ad acqua potabile, elettricità o medicine.
In questo contesto di distruzione e morte, Israele ha annunciato il recupero dei corpi di tre ostaggi rapiti durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023: Ofra Keidar, 71 anni, madre di tre figli, Yonatan Samerano, 21 anni, e il soldato Shay Levinson, 19 anni, caduto in combattimento mentre difendeva una base israeliana. Secondo fonti israeliane, i corpi sono stati riportati in patria grazie a un’“operazione speciale” condotta a Gaza.
Le autorità israeliane continuano a rifiutare ogni proposta di cessate il fuoco avanzata da Hamas, che chiede in cambio il rilascio degli ostaggi ancora detenuti, il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia e la liberazione dei prigionieri palestinesi. Circa 50 ostaggi israeliani rimarrebbero ancora a Gaza, di cui almeno 20 presumibilmente ancora in vita.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha però scelto di continuare la guerra, ignorando gli appelli internazionali per una tregua e lasciando Gaza sotto assedio. La guerra ha ormai assunto i contorni di una punizione collettiva, e sempre più voci – dalle Nazioni Unite a numerosi governi occidentali – parlano apertamente di genocidio.
Intanto, nel silenzio complice di molte capitali occidentali, la popolazione civile di Gaza continua a pagare il prezzo di una guerra che ha superato ogni soglia di disumanità.