Una crisi energetica in rapido peggioramento sta aggravando la già disperata situazione umanitaria a Gaza, mettendo a rischio la sopravvivenza della popolazione locale, secondo quanto riferito da un’organizzazione non governativa. Il conflitto in corso ha gravemente limitato le forniture di carburante, paralizzando servizi essenziali come ospedali, impianti di trattamento delle acque e sistemi di sanificazione, come riportato dal Palestine Shelter Cluster.
Il blocco, che dura da oltre 100 giorni, ha portato l’infrastruttura di Gaza al collasso. Gli ospedali faticano a operare senza energia elettrica, l’acqua potabile scarseggia e le ambulanze sono ferme per mancanza di carburante. La carenza di elettricità ha anche sconvolto la vita quotidiana, lasciando le famiglie senza mezzi sicuri per cucinare o accedere ai beni di prima necessità.
L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) ha condiviso queste preoccupazioni, avvertendo che le riserve di carburante di Gaza sono quasi esaurite, rischiando un’interruzione totale dei servizi vitali. “Senza consegne urgenti di carburante, migliaia di vite sono in pericolo”, ha dichiarato l’OCHA, sottolineando la natura artificiale della crisi.
La situazione è aggravata dalla violenza in corso, con le forze israeliane che, secondo quanto riferito, hanno preso di mira i civili nei punti di distribuzione degli aiuti, ostacolando ulteriormente l’accesso a cibo e rifornimenti. L’ONU ha descritto Gaza come “il luogo più affamato al mondo”, con l’intera popolazione a rischio di carestia a causa delle restrizioni sugli aiuti.
Mentre la comunità internazionale affronta il conflitto più ampio nella regione, la condizione della popolazione di Gaza rimane un’emergenza umanitaria urgente, con la crisi energetica che spinge una popolazione già devastata sempre più vicina al baratro.