Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha evocato apertamente l’ipotesi di un cambio di regime in Iran, all’indomani degli attacchi aerei statunitensi che hanno colpito siti militari e nucleari nel paese. “Non è politicamente corretto usare il termine ‘Regime Change’, ma se l’attuale regime iraniano non è in grado di RENDERE L’IRAN GRANDE DI NUOVO, perché non dovrebbe esserci un cambio di regime??? MIGA!!!”, ha scritto Trump sulla sua piattaforma Truth Social, rilanciando lo slogan mutuato dalla sua campagna.
Le dichiarazioni arrivano mentre l’amministrazione cerca di presentare gli attacchi come una risposta mirata al programma nucleare iraniano, evitando l’escalation verso un conflitto diretto. Il vicepresidente JD Vance ha sottolineato che “gli Stati Uniti non sono in guerra con l’Iran, siamo in guerra con il programma nucleare iraniano”, mentre il segretario di Stato Marco Rubio ha ribadito che Washington “non sta cercando una guerra in Iran”.
Trump, tuttavia, ha rivendicato il successo dell’operazione, sostenendo che i bombardamenti abbiano inflitto danni devastanti alle infrastrutture nucleari di Teheran. “Danni monumentali sono stati inflitti a tutti i siti nucleari in Iran, come mostrano le immagini satellitari. ‘Obliterazione’ è un termine accurato!”, ha scritto in un altro post.
Le affermazioni del presidente rischiano di alimentare la tensione diplomatica e di compromettere gli sforzi per contenere la crisi. Diversi analisti hanno messo in dubbio l’efficacia dei raid, notando che il Dipartimento della Difesa non ha ancora confermato l’entità dei danni.
Nel frattempo, cresce la preoccupazione tra gli alleati europei per le implicazioni a lungo termine della nuova strategia statunitense, che sembra segnare una svolta radicale rispetto alle precedenti amministrazioni nel rapporto con Teheran.