Trump portatore di pace? No: portatore di odio, sopraffazione e guerre
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Trump portatore di pace? No: portatore di odio, sopraffazione e guerre

L’immagine di Donald Trump come portatore di pace, coltivata da alcuni sostenitori durante e dopo la sua prima presidenza, si è rivelata non solo infondata, ma palesemente contraddetta dai fatti emersi nei primi sei mesi del suo secondo mandato.

Trump portatore di pace? No: portatore di odio, sopraffazione e guerre
Netanyahu e Trump
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23 Giugno 2025 - 12.39


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L’immagine di Donald Trump come portatore di pace, coltivata da alcuni sostenitori durante e dopo la sua prima presidenza, si è rivelata non solo infondata, ma palesemente contraddetta dai fatti emersi nei primi sei mesi del suo secondo mandato. Lungi dall’essere un paciere, Trump ha dimostrato una preoccupante inclinazione a perpetuare ingiustizie, ignorare i diritti umani e alimentare tensioni internazionali, come testimoniano le sue scelte in politica estera e interna.

In Medio Oriente, Trump ha offerto un sostegno incondizionato alle politiche espansioniste di Benjamin Netanyahu, autorizzando implicitamente un inasprimento della repressione contro i palestinesi. Le sue sanzioni al Tribunale Penale Internazionale, chiamato a indagare sui crimini commessi in territorio palestinese, rappresentano non solo un attacco alla giustizia internazionale, ma un tacito avallo a violazioni del diritto umanitario. Parallelamente, l’abbandono della via diplomatica con l’Iran, unito alla partecipazione a bombardamenti in violazione del diritto internazionale, ha esacerbato le tensioni regionali, allontanando ogni prospettiva di stabilità.

Sul fronte ucraino, la tanto decantata “pace in 24 ore” promessa da Trump si è risolta in un nulla di fatto. Lungi dal proporre soluzioni concrete, ha scelto di abbandonare Kiev al proprio destino, mostrando un disinteresse per la sovranità ucraina e una compiacenza verso le ambizioni di Vladimir Putin, motivate non da una visione di pace, ma da interessi economici e da un’aperta ostilità verso l’Europa. Tale approccio non solo legittima le aggressioni di Mosca, ma mina la credibilità degli Stati Uniti come attore globale responsabile.

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A livello interno, la retorica di Trump sulla sicurezza ha prodotto una politica migratoria che spesso calpesta i diritti civili. Le deportazioni di massa, talora in contrasto con le stesse leggi statunitensi, e la militarizzazione delle università sotto l’accusa di antisemitismo, utilizzata per soffocare le proteste contro le azioni israeliane a Gaza, rivelano un approccio autoritario che privilegia la repressione al dialogo. Ancora più inquietante è la grazia concessa ai responsabili dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, accompagnata dalla nomina di figure estremiste alla guida dell’FBI, con il chiaro intento di limitare le indagini sui gruppi suprematisti e neonazisti, deviando le risorse verso la persecuzione dei migranti.

Donald Trump non è un uomo di pace, né un mediatore di conflitti. È, al contrario, un perpetuatore di ingiustizie che erode i principi del diritto internazionale e dei diritti umani. Le sue politiche, dalla Palestina all’Iran, dall’Ucraina agli Stati Uniti, non costruiscono ponti, ma innalzano muri di divisione e sofferenza.

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