Israele trasforma l’aiuto umanitario in un’arma: oltre 80 palestinesi uccisi mentre cercavano cibo a Gaza
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Israele trasforma l’aiuto umanitario in un’arma: oltre 80 palestinesi uccisi mentre cercavano cibo a Gaza

Israele continua a colpire duramente la popolazione civile palestinese nella Striscia di Gaza. Secondo fonti mediche locali, oltre 80 persone sono state uccise dall’alba di martedì, almeno 51 delle quali nei pressi dei centri di distribuzione degli aiuti umanitari

Israele trasforma l’aiuto umanitario in un’arma: oltre 80 palestinesi uccisi mentre cercavano cibo a Gaza
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24 Giugno 2025 - 22.02


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Israele continua a colpire duramente la popolazione civile palestinese nella Striscia di Gaza. Secondo fonti mediche locali, oltre 80 persone sono state uccise dall’alba di martedì, almeno 51 delle quali nei pressi dei centri di distribuzione degli aiuti umanitari. A Rafah, nel sud dell’enclave, 27 persone in cerca di cibo sono state uccise dai soldati israeliani.

La carneficina avviene all’interno di un quadro ormai quotidiano di sangue e disperazione nei pressi dei punti di distribuzione gestiti dalla controversa Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un ente sostenuto da Israele e dagli Stati Uniti, ma rifiutato dalle Nazioni Unite.

Nel solo centro di Gaza, lungo Salah al-Din Street a sud di Wadi Gaza, almeno 25 persone sono state uccise e più di 140 ferite, 62 delle quali in condizioni critiche. Le immagini verificate dall’agenzia Sanad di Al Jazeera mostrano i corpi portati all’ospedale al-Awda nel campo profughi di Nuseirat.

Scene simili sono state documentate anche presso il complesso ospedaliero Nasser a Khan Younis, dove testimoni hanno parlato di colpi sparati contro persone che si stavano avvicinando a un punto di distribuzione. Altre vittime si registrano a Gaza City e ancora a Rafah.

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“Il pronto soccorso dell’ospedale al-Shifa si è trasformato in un bagno di sangue”, ha riferito il corrispondente Hani Mahmoud. “Molti sono morti in attesa di cure mediche”.

Testimoni oculari hanno confermato all’Associated Press che i soldati israeliani hanno aperto il fuoco contro chi si avvicinava ai camion degli aiuti. “È stato un massacro”, ha detto Ahmed Halawa, aggiungendo che i droni e i carri armati hanno sparato anche contro chi tentava di fuggire.

L’esercito israeliano ha dichiarato di essere al corrente delle segnalazioni e che sta “rivedendo” l’accaduto, ma ha giustificato i precedenti attacchi sostenendo che i soldati avrebbero reagito all’approssimarsi di “sospetti”. Organizzazioni umanitarie e testimoni respingono questa versione, affermando che le persone venivano colpite senza alcun preavviso.


“Una trappola mortale”

Da quando la Gaza Humanitarian Foundation ha iniziato le sue attività a fine maggio, più di 400 persone sono state uccise e oltre 1.000 ferite da fuoco israeliano vicino ai suoi centri. L’ONU ha denunciato il meccanismo di distribuzione come “un’arma contro i civili”, definendolo inaccettabile e rifiutando ogni collaborazione con la fondazione.

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Philippe Lazzarini, capo dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), ha dichiarato martedì che il sistema imposto da Israele è “un’abominazione che umilia e degrada persone disperate”. “È una trappola mortale che costa più vite di quante ne salvi”.

Anche la Commissione Internazionale dei Giuristi e altre 14 organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto la fine delle operazioni umanitarie privatizzate e militarizzate a Gaza. Philip Grant, direttore dell’ONG TRIAL International, ha dichiarato che il modello della GHF “viola i principi fondamentali dell’umanitarismo” e che chi lo ha sostenuto “rischia un serio procedimento per complicità in crimini di guerra”, inclusa la fame usata come strumento bellico.

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