Donald Trump, in un’altra delle sue dichiarazioni roboanti e autocelebrative, ha paragonato i recenti attacchi aerei statunitensi contro l’Iran al bombardamento atomico di Hiroshima durante la Seconda guerra mondiale.
Parlando all’Aia, l’ex presidente ha dichiarato:
«Hanno speso migliaia di miliardi di dollari per provare a fare questa cosa, e non ci sono riusciti, mentre noi stiamo andando molto d’accordo con loro adesso.
Ma se non avessimo avuto successo con quell’attacco? Quell’attacco ha posto fine alla guerra. Quell’attacco ha posto fine alla guerra. Non voglio fare l’esempio di Hiroshima o Nagasaki, ma è essenzialmente la stessa cosa: quell’evento ha posto fine a quella guerra. Questo ha posto fine a questa. Se non li avessimo colpiti, adesso sarebbero ancora lì a combattere».
Le parole di Trump sono però ancora una volta lontane dalla realtà. Il suo tentativo di presentarsi come l’artefice di una “vittoria totale” è stato clamorosamente smentito da fonti dell’intelligence statunitense. Secondo un rapporto iniziale della Defense Intelligence Agency (DIA), gli attacchi ordinati da Trump non hanno distrutto due dei principali siti nucleari iraniani e hanno rallentato il programma nucleare solo di pochi mesi. Alcune componenti fondamentali, come le centrifughe, potranno essere rimesse in funzione in breve tempo, e gran parte dell’uranio arricchito era già stato spostato prima dei bombardamenti.
Ancora una volta, Trump diffonde una narrazione trionfalista smentita dai fatti, gonfiando il successo di un’operazione militare che – secondo gli stessi servizi segreti USA – ha avuto un impatto molto limitato.
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