Trump sogna il Nobel per la Pace: darlo a un razzista amante delle bombe che istiga massacri lo renderebbe una farsa
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Trump sogna il Nobel per la Pace: darlo a un razzista amante delle bombe che istiga massacri lo renderebbe una farsa

Ma la sola idea che un uomo come Trump possa anche solo essere preso in considerazione per il Nobel per la Pace svilisce e delegittima l’intero senso del premio.

Trump sogna il Nobel per la Pace: darlo a un razzista amante delle bombe che istiga massacri lo renderebbe una farsa
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25 Giugno 2025 - 13.07


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Donald Trump non ha mai nascosto la sua ossessione per il Premio Nobel per la Pace. Nonostante viva alla Casa Bianca e sia, secondo Forbes, a capo di un patrimonio personale di 6,7 miliardi di dollari, c’è un riconoscimento che il denaro non può comprare – e che lui brama più di ogni altro: quello che nel 2009 fu assegnato a Barack Obama. Ma la sola idea che un uomo come Trump possa anche solo essere preso in considerazione per il Nobel per la Pace svilisce e delegittima l’intero senso del premio.

Parliamo, dopotutto, di un leader che ha istigato un colpo di Stato negli Stati Uniti, incitando migliaia di suoi sostenitori ad assaltare il Congresso il 6 gennaio 2021. Un uomo che ha ripetutamente diffuso teorie complottiste, fomentato odio razziale e religioso, insultato migranti e rifugiati, e normalizzato il linguaggio della supremazia bianca. E oggi, da presidente, sta perpetuando e giustificando l’orrore in corso a Gaza, sostenendo senza condizioni il governo israeliano anche dopo che le bombe hanno ucciso decine di migliaia di civili palestinesi.

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Eppure Trump insiste. Lo fa a modo suo: vantandosi su Truth Social, la sua piattaforma, annunciando trattati improbabili e accordi in stile show televisivo. Come quello tra Ruanda e Congo, o la tregua tra India e Pakistan, o ancora quella recentissima tra Iran e Israele – che lui ha definito una “vittoria” dopo aver paragonato i bombardamenti americani sull’Iran a Hiroshima. Un linguaggio militaresco, da crociato, che nulla ha a che vedere con la cultura della pace e della diplomazia vera.

A sponsorizzarlo, ci sono alcuni governi interessati ad accreditarsi presso Washington. Il Pakistan, ad esempio, ha elogiato la sua “leadership determinante” per il cessate il fuoco con l’India, e ha persino proposto il suo nome per il Nobel, evidentemente più per motivi geopolitici che per meriti morali.

Ma qui il punto è un altro: se il Comitato di Oslo dovesse davvero premiare un uomo che legittima Putin sull’Ucraina, che ha dato carta bianca a Israele per ridurre Gaza in macerie, che ha insultato le vittime della pandemia, che ha promesso di deportare milioni di migranti e ha progettato invasioni unilaterali di paesi sovrani, allora il Nobel per la Pace perderebbe ogni significato.

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Un premio così non si assegna a chi agita il mondo col fuoco e col ferro, a chi strumentalizza ogni crisi per tornaconto elettorale, a chi parla di pace mentre coltiva conflitti, costruisce muri e calpesta diritti. Il Nobel per la Pace dovrebbe essere il riconoscimento più alto per chi si è battuto per la riconciliazione, per i diritti umani, per la giustizia globale. Darlo a Trump sarebbe un insulto alla memoria di chi ha ricevuto quel premio per davvero.

Se il Nobel per la Pace finisse nelle mani di un razzista, xenofobo e guerrafondaio, allora sarebbe solo un trofeo in più per la propaganda dell’estrema destra internazionale. E a quel punto, sarebbe meglio sospenderlo.

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