Donald Trump ha dichiarato di stare valutando l’ipotesi di obbligare i giornalisti che hanno pubblicato dettagli riservati su un rapporto dell’intelligence americana riguardante i recenti attacchi militari contro l’Iran a rivelare le loro fonti. Il presidente ha anche affermato che l’amministrazione potrebbe procedere legalmente sia contro i giornalisti che contro le fonti, qualora non collaborassero.
Durante un’intervista andata in onda domenica sul canale Fox News con la conduttrice Maria Bartiromo, Trump ha ribadito che i raid aerei del 21 giugno, diretti contro alcune strutture iraniane, avrebbero colpito duramente il programma nucleare di Teheran. Secondo lui, gli attacchi avrebbero distrutto scorte cruciali di uranio arricchito, contrariamente a quanto affermato dalle autorità iraniane, che sostengono di aver trasferito quel materiale prima dei bombardamenti.
Trump ha respinto come faziosa e incompleta la valutazione trapelata dai servizi segreti statunitensi, secondo la quale i raid avrebbero avuto un impatto limitato e solo temporaneo sulla capacità nucleare dell’Iran. Il documento, condiviso internamente con parlamentari e funzionari dell’intelligence, suggerisce infatti che i danni inflitti sarebbero molto inferiori a quanto dichiarato ufficialmente dall’amministrazione Trump.
Il presidente ha attaccato duramente sia i parlamentari democratici sia i media per aver diffuso porzioni dell’analisi classificata, minacciando conseguenze legali per i responsabili.
Nel corso dell’intervista, Bartiromo ha citato un post pubblicato pochi giorni prima dallo stesso Trump sui social:
“Sono stati i Democratici a diffondere le informazioni sul VOLO PERFETTO verso i siti nucleari iraniani. Dovrebbero essere perseguiti!”
Trump ha quindi ribadito in diretta: “Dovrebbero essere perseguiti”.
Alla domanda: “Chi, precisamente?”, il presidente ha risposto:
“Si può scoprire – se vogliono, possono scoprirlo facilmente”.
Negli ultimi giorni, Trump ha preso di mira CNN e il New York Times per la loro copertura degli attacchi, definendo i loro articoli “antipatriottici” e minacciando anche in questo caso azioni legali.
Le due testate, insieme ad altri media, hanno riportato che le prime analisi della Defense Intelligence Agency statunitense indicano che i bombardamenti hanno avuto successo solo parziale, rallentando il programma nucleare iraniano di alcuni mesi, ma senza distruggerlo.
Domenica, un profilo ufficiale legato alla guida suprema iraniana, Ali Khamenei, ha accusato Trump di “esagerare per nascondere la verità”, affermando che “i recenti attacchi militari non hanno ottenuto alcun risultato”.
Trump, al contrario, continua ad affermare che tre impianti nucleari iraniani sono stati “annientati”.
Il presidente ha anche spiegato come il governo potrebbe procedere per identificare le fonti del rapporto trapelato:
“Vai dal giornalista e gli dici: ‘sicurezza nazionale – chi te l’ha detto?’ Bisogna farlo. E sospetto che faremo cose di questo tipo”.
Negli Stati Uniti, la Costituzione protegge in genere i giornalisti dal dover rivelare le loro fonti, ma questo diritto non è assoluto e può essere limitato in caso di questioni legate alla sicurezza nazionale.
Prima ancora dell’intervista, Trump aveva fatto sapere tramite i suoi avvocati di voler citare in giudizio CNN e il New York Times per i loro articoli sul rapporto dell’intelligence. In una lettera inviata al Times, un legale del presidente ha sostenuto che il contenuto dell’articolo ha danneggiato la reputazione di Trump, definendolo “falso”, “diffamatorio” e “antipatriottico”, e chiedendo una rettifica con scuse pubbliche.
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