Gaza, fame o piombo: l'appello-denuncia di Amnesty e 160 Ong umanitarie

Oltre 160 organizzazioni umanitarie e della società civile*, fra le quali Amnesty International, hanno lanciato un appello urgente per porre fine al letale schema di distribuzione degli aiuti imposto da Israele

Gaza, fame o piombo: l'appello-denuncia di Amnesty e 160 Ong umanitarie
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

1 Luglio 2025 - 21.01


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Oltre 160 organizzazioni umanitarie e della società civile*, fra le quali Amnesty International, hanno lanciato un appello urgente per porre fine al letale schema di distribuzione degli aiuti imposto da Israele – che comprende la cosiddetta Gaza Humanitarian Foundation – e hanno chiesto il ripristino del coordinamento da parte dalle Nazioni Unite, oltre alla revoca del blocco imposto dal governo israeliano cheimpedisce l’ingresso di aiuti e beni commerciali nella Striscia di Gaza.

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I 400 siti di distribuzione di aiuti attivi durante la tregua temporanea sono stati sostituitida soli quattro siti, sotto controllo militare, costringendo due milioni di persone a spostarsi in zone sovraffollate e militarizzate, dove ogni giorno rischiano la vita sotto i continui bombardamenti mentre tentano di procurarsi cibo senza alcun accesso ad altri beni essenziali per la sopravvivenza.

Oggi nella Striscia di Gaza le persone si trovano davanti a una scelta impossibile: morire di fame o rischiare di essere colpite mentre cercano disperatamente del cibo per sfamare le proprie famiglie. Le settimane successive all’introduzione dello schema israeliano di distribuzione si sono rivelate tra le più letali e violente da ottobre 2023.

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In meno di un mese oltre 500 persone palestinesi sono state uccise e quasi 4000 ferite mentre tentavano solamente di accedere al cibo o distribuirlo. Le forze israeliane e gruppi armati – secondo fonti, talvolta con il sostegno delle autorità israeliane – aprono ormai regolarmente il fuoco sui civili disperati che rischiano tutto per sopravvivere.

Il sistema umanitario è stato smantellato in modo deliberato e sistematico dal blocco e dalle restrizioni imposte dal governo israeliano: un blocco che oggi viene strumentalizzato per giustificare la chiusura della quasi totalità delle operazioni umanitarie, a favore di un’alternativa mortale e controllata dai militari che non protegge la popolazione civile né garantisce i bisogni fondamentali. Queste misure alimentano un ciclo continuo di disperazione, pericolo e morte. Gli attori umanitari con esperienza alle spalle restano pronti a fornire assistenza salvavita su larga scala. Eppure, a oltre 100 giorni dalla reintroduzione da parte delle autorità israeliane di un blocco quasi totale agli aiuti e alle merci, la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza sta collassando più rapidamente che in qualsiasi altro momento degli ultimi 20 mesi.

Nel nuovo sistema imposto dal governo israeliano persone indebolite dalla fame sono costrette a camminare per ore attraverso aree pericolose e zone dove il conflitto è attivo, per ritrovarsi poi in una corsa violenta e caotica verso punti di distribuzione recintati, militarizzati, con una sola via d’ingresso. Migliaia di persone vengono ammassate in spazi chiusi, costrette a lottare per ottenere razioni alimentari limitate. Questi luoghi sono ormaiteatro di massacri ripetuti, in palese violazione del diritto internazionale umanitario. Tra le persone uccise vi sono bambine, bambini e persone che se ne prendevano cura. In oltre la metà degli attacchi alle persone civili in questi siti, sono stati coinvolti minori. Con un sistema sanitario al collasso, molte persone colpite restano a terra a morire dissanguate, non raggiungibili dalle ambulanze e senza cure salvavita.

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In un contesto di fame estrema e condizioni simili alla carestia molte famiglie raccontano di non avere più le forze per contendersi le razioni. Chi riesce a portare a casa del cibo spesso si ritrova con pochi alimenti di base, difficili da cucinare senza acqua potabile o combustibile. Il carburante è quasi esaurito, paralizzando i servizi essenziali – come panifici, sistemi idrici, ambulanze e ospedali. Le famiglie si riparano sotto teli di plastica, preparano pasti improvvisati tra le macerie, senza carburante, acqua potabile, servizi igienico-sanitari né elettricità.

Questa non è una risposta umanitaria.

Concentrare oltre due milioni di persone in aree ancora più ristrette nella speranza di trovare cibo non è un piano per salvare vite umane. Da 20 mesi, più di due milioni di persone sono incessantemente sottoposte a bombardamenti continui, all’utilizzo della fame e della sete come armi, agli sfollamenti forzati ripetuti e a una disumanizzazione sistematica: tutto questo sotto gli occhi della comunità internazionale. La Sphere Association, che stabilisce gli standard minimi per un’assistenza umanitaria di qualità, ha affermato che l’approccio della Gaza Humanitarian Foundationnon rispetta gli standard e i principi fondamentali dell’azione umanitaria.

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La normalizzazione di questa sofferenza non può essere tollerata. Gli stati devono opporsi alla logica per cui le uniche alternative sono la distribuzione militarizzata degli aiuti o la loro completa negazione; devono rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale dei diritti umani, compresi i divieti di sfollamenti forzati, attacchi indiscriminati e ostacoli all’assistenza umanitaria; devono inoltre garantire l’accertamento delle responsabilità per le gravi violazioni del diritto internazionale.

Noi, organizzazioni firmatarie, rinnoviamo l’appello a tutti gli stati terzi affinché:

  • adottino misure concrete per porre fine all’assedio e garantiscano il diritto delle persone nella Striscia di Gaza ad accedere in sicurezza agli aiuti e ricevere protezione;
  • esortino i donatori a non finanziare schemi di distribuzione militarizzati che violano il diritto internazionale, non rispettano i principi umanitari, aggravano i danni e rischiano di rendersi complici di atrocità;
  • sostengano il ripristino di un meccanismo di coordinamento unificato e guidato dalle Nazioni Unite – fondato sul diritto internazionale umanitario e che includa l’Unrwa, la società civile palestinese e l’intera comunità dell’aiuto umanitario – per soddisfare i bisogni della popolazione.

Ribadiamo il nostro urgente appello per un cessate il fuoco immediato e duraturo, la scarcerazione di tutte le persone in ostaggio e detenute arbitrariamente, un pieno accesso umanitario su larga scala e la fine dell’impunità sistematica che alimenta queste atrocità e nega al popolo palestinese la propria dignità.

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Nota

  • il 15 giugno, l’ospedale da campo della Croce Rossa di al-Mawasi ha ricevuto almeno 170 persone ferite mentre cercavano di raggiungere un punto di distribuzione alimentare. Il giorno successivo ne sono arrivate più di 200 – il numero più alto registrato in un singolo episodio con vittime di massa nella Striscia di Gaza. Di queste, 28 persone sono state dichiarate morte. Un funzionario dell’Organizzazione mondiale della sanità ha evidenziato la gravità del fenomeno: “Ogni volta che vengono organizzate distribuzioni alimentari da attori non appartenenti alle Nazioni Unite, si verificano incidenti con un numero elevato di vittime”.
  • Queste morti si sommano al bilancio complessivo: da ottobre 2023, oltre 56.000 persone palestinesi sono state uccise a Gaza, tra cui almeno 17.000 minori.

*ELENCO ONG FIRMATARIE:

ABCD Bethlehem

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ACT Alliance

Act Church of Sweden

Action Against Hunger (ACF)

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Action Corps

ActionAid

Age International

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Agricultural Development Association – PARC

Al Ard for Agricultural Development

Al-Najd Developmental Forum

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American Friends Service Committee

Amnesty International

Amos Trust

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Anera

Anti-Slavery International

Arab Educational Institute – Pax Christi Bethlehem

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Asamblea de Cooperación por la Paz

Asociación de Solidaridad Internacional UNADIKUM

Association for Civil Rights Israel (ACRI)

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Association Switzerland Palestine

B’Tselem – The Israeli Information Center for Human Rights in the Occupied Territories

BADIL Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights

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Beesan Charitable Association

Bimkom – Planning and Human Rights

Bisan Center for Research and Development

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Botswana Watch Organisation

Breaking the Silence

Broederlijk Delen

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CADUS e.V.

Caritas Germany

Caritas International Belgium

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Caritas Internationalis

Caritas Jerusalem

Caritas Middle East and North Africa

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Center of Jewish Nonviolence

CESIDA – Spanish Coordinator of HIV and AIDS

Children Not Numbers

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Choose Love

Christian Aid

Churches for Middle East Peace (CMEP)

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CIDSE – International Family of Catholic Social Justice Organisations

CNCD-11.11.11

codepink

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Combatants for Peace

Comité de Solidaridad con la Causa Árabe

Congregations of St Joseph

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COOPERATIVE AGRICULUTAL ASSOCIATION

Cordaid

Council for Arab-British Understanding (Caabu)

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Coventry Friends of Palestine

Cultures of Resistance

DanChurchAid

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Danish Refugee Council

DAWN

Diakonia

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Ekō

Embrace the Middle East

Emmaüs International

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Entraide et Fraternité

Episcopal Peace Fellowship Palestine Justice Network

EuroMed Rights

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FÓRUM DE POLÍTICA FEMINISTA

Friends Committee on National Legislation

Friends of Sabeel North America (FOSNA)

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Fund for Global Human Rights

Fundación Mundubat

Gaza Culture and Development Group (GCDG)

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Gaza Society for Sustainable Agriculture and Friendly Environment (SAFE)

German Platform of Development and Humanitarian Aid NGOs (VENRO)

Gisha – Legal Center for Freedom of Movement

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Glia

Global Centre for the Responsibility to Protect (GCR2P)

Greenpeace

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HaMoked: Center for the Defence of the Individual

Hands for Charity

HEKS/EPER(Swiss Church Aid)

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HelpAge International

Human Security Collective

Humanité Solidarité Médecine (HuSoMe ONG)

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Humanity & Inclusion – Handicap International

Humanity Above All

INARA

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Independent Catholic News

Indiana Center for Middle East Peace

International Federation for Human Rights  (FIDH)

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International NGO Safety Organisation (INSO)

INTERSOS

Islamic Relief Worldwide

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Jewish Network for Palestine

Jüdische Stimme für Demokratie und Gerechtigkeit in Israel/Palästina, JVJP

Just Foreign Policy

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Just Treatment

Kairos Ireland

Kenya Human Rights Commission

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Kvinna till Kvinna Foundation

Martin Etxea Elkartea

Maryknoll Office for Global Concerns

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Médecins du Monde International Network

Médecins Sans Frontières

MedGlobal

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Medical Aid for Palestinians

Medico International

medico international schweiz

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Medicos sin fronteras (MSF – Spain)

Mennonite Central Committee

Middle East Children’s Alliance

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Mothers Manifesto

MPower Change Action Fund

Muslim Aid

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Mwatana for Human Rights

Nonviolent Peaceforce

Norwegian Church Aid

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Norwegian People’s Aid

Norwegian Refugee Council

Oxfam International

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Palestine Children’s Relief Fund (PCRF)

Palestine Justice Network of the Presbyterian Church (U.S.A.)

Palestinian American Medical Association (PAMA)

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Parents Against Child Detentions

Partners for Palestine

Partners for Progressive Israel

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PAX

Pax Christi Australia

Pax Christi England and Wales

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Pax Christi International

Pax Christi Italy

pax christi Munich

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Pax Christi Scotland

Pax Christi USA

Peace Direct

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Peace Watch Switzerland

Penny Appeal Canada

Physicians for Human Rights Israel

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Plan International

Plataforma de Solidaridad con Palestina de Sevilla

Plateforme des ONG françaises pour la Palestine

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Polish-Palestinian Justice Initiative KAKTUS

Première Urgence Internationale

Presbyterian Church (USA)

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Quixote Center

Religious of the Sacred Heart of Mary – NGO

ReThinking Foreign Policy

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Right to Movement

Rumbo a Gaza-Freedom Flotilla

Saferworld

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Saskatoon Chapter of Canadians for Justice and Peace in the Middle East

Save the Children

Scottish Catholic International Aid Fund

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Sisters of Mercy of the Americas – Justice Team

Solsoc

Stichting Heimat International Foundation

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STOPAIDS

Støtteforeningen Det Danske Hus i Palæstina

Terre Des Hommes International Federation

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Terre des hommes Lausanne

Terres des Hommes Italia

The Eastern Mediterranean Public Health Network (EMPHNET)

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The Israeli Committee Against House Demolitions (ICAHD UK)

The Palestine Justice Network of the Presbyterian Church USA Bay Area

The Rights Forum

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Union of Agricultural Work Committees-UAWC

United Against Inhumanity (UAI)

Universities Allied for Essential Medicines UK

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US-Lutheran Palestine Israel Justice Network

Vento di Terra

War Child Alliance

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War on Want

Welthungerhilfe

Yesh Din

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Un elenco, fanno sapere i promotori, che cresce di giorno in giorno. Ong e associazioni umanitarie di tutto il mondo, di diversa estrazione culturale, unite dalla determinazione a non far passare sotto silenzio il genocidio messo in atto a Gaza da Israele. Un’assunzione di responsabilità in nome di una umanità che sta morendo a Gaza. Con la complicità dei Trump e degli imbelli leader europei incapaci di sanzionare un criminale di guerra e un governo fascista. Tra i firmatari c’è anche B’Tselem, l’Ong indipendente israeliana da sempre impegnata per i diritti umani nei Territori palestinesi. Per ricordare che non tutti in Israele sono complici dei “solutori finale” della causa e del popolo palestinese. 

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