Trump minaccia di deportare Musk in Sudafrica: scontro totale tra i miliardari di estrema destra
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Trump minaccia di deportare Musk in Sudafrica: scontro totale tra i miliardari di estrema destra

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un attacco frontale contro Elon Musk, minacciando pubblicamente di tagliare i sussidi federali destinati alle sue aziende e lasciando intendere che il patron di Tesla e SpaceX potrebbe essere “deportato” nel suo Paese d’origine

Trump minaccia di deportare Musk in Sudafrica:  scontro totale tra i miliardari di estrema destra
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1 Luglio 2025 - 20.27


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Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato un attacco frontale contro Elon Musk, minacciando pubblicamente di tagliare i sussidi federali destinati alle sue aziende e – in un’escalation retorica senza precedenti – lasciando intendere che il patron di Tesla e SpaceX potrebbe essere “deportato” nel suo Paese d’origine, il Sudafrica. Uno scontro che va ben oltre la polemica tra due protagonisti della scena pubblica americana, toccando questioni cruciali come i finanziamenti pubblici alla tecnologia, l’autonomia industriale del paese e la libertà di dissenso.

Trump: “Basta soldi pubblici a Musk. Senza, dovrebbe chiudere”

“Togliete a Elon i soldi dei contribuenti e dovrebbe chiudere tutto e tornarsene in Sudafrica”, ha scritto Trump in un post su Truth Social, accusando l’imprenditore di aver ricevuto “più sussidi federali di qualsiasi altro essere umano nella storia”. In un altro passaggio, il presidente ha rilanciato una provocazione apparsa tra i commenti dei suoi sostenitori: “Deportare Musk?”. La sua risposta: “Ci darò un’occhiata”.

Il presidente ha poi aggiunto: “Basta con razzi, satelliti o auto elettriche. Il nostro Paese risparmierebbe una fortuna. Forse dovremmo chiedere al Doge di analizzare attentamente la questione?”.

Una battuta, quest’ultima, che fa riferimento sarcastico al “Doge” (Department of Government Efficiency), un’entità fittizia usata da Musk per criticare l’inefficienza statale.

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La legge di bilancio e l’attacco di Musk

L’offensiva di Trump è arrivata poche ore dopo un durissimo post pubblicato da Musk sulla piattaforma X, in cui ha attaccato il nuovo disegno di legge finanziaria promosso dalla Casa Bianca. “È evidente, con la spesa folle di questo disegno di legge che aumenta il tetto del debito di un record di 5.000 miliardi di dollari, che viviamo in un Paese con un unico partito: il partito del maiale”, ha scritto l’imprenditore.

“È ora di creare un nuovo partito politico che si preoccupi davvero delle persone”, ha aggiunto, in un chiaro appello alla base libertaria e populista americana. E ancora: “Ogni membro del Congresso che ha fatto campagna per ridurre la spesa e poi ha votato il più grande aumento del debito della storia dovrebbe vergognarsi. E perderanno le primarie, anche se fosse l’ultima cosa che faranno su questa Terra”.

22 miliardi di dollari in gioco

Secondo analisi del Washington Post e della Reuters, Elon Musk ha beneficiato negli ultimi dieci anni di oltre 22 miliardi di dollari in sussidi, crediti d’imposta e contratti federali. Solo per Tesla, si calcolano almeno 2,8 miliardi di fondi pubblici, mentre SpaceX è diventata in pochi anni il principale fornitore della NASA e del Dipartimento della Difesa per i lanci spaziali.

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Non a caso, le minacce di Trump hanno scatenato un immediato effetto sui mercati: le azioni Tesla hanno perso oltre il 6% in pre-market, mentre alcuni analisti di Wall Street paventano l’ipotesi di una revisione dei contratti governativi con SpaceX, che oggi rappresentano circa il 60% del suo fatturato.

Dietro lo scontro, due visioni opposte d’America

Il duello Trump-Musk non è nuovo, ma mai era arrivato a questo livello di violenza retorica. Da un lato il presidente, che vuole riaffermare un’idea nazionalista e centralizzata del potere economico; dall’altro il magnate tech, fautore di un capitalismo iper-individualista, antistatalista e sempre più esplicitamente anti-sistema.

Il rischio, secondo alcuni osservatori, è che la Casa Bianca possa effettivamente cercare di ridurre l’accesso di Musk ai fondi pubblici, colpendo il cuore dell’industria aerospaziale americana e compromettendo lo stesso programma Artemis della NASA, per cui SpaceX è fornitore strategico.

Il fronte repubblicano si spacca

Lo scontro ha aperto anche crepe nel Partito Repubblicano. Se da un lato la base trumpiana più radicale applaude l’attacco a Musk, considerato “l’élite globale travestita da libertario”, dall’altro senatori e governatori conservatori – molti dei quali hanno sostenuto con forza l’industria tech e l’innovazione – guardano con preoccupazione al conflitto.

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“Punire Musk per le sue opinioni personali sarebbe un abuso di potere degno di una repubblica delle banane”, ha detto al New York Times un deputato repubblicano del Texas, Stato che ospita la sede di SpaceX e diverse gigafabbriche Tesla.

E ora?

A meno di cinque mesi dalle elezioni presidenziali, lo scontro tra Trump e Musk rischia di diventare un caso politico ed economico senza precedenti. Se il presidente dovesse davvero seguire la strada della revoca dei sussidi, ci troveremmo di fronte a un conflitto tra poteri – esecutivo e industriale – che non si vedeva negli Stati Uniti dalla stagione delle grandi trust-busting del primo Novecento.

Con una differenza: questa volta non si tratta solo di petrolio, ferrovie o acciaio. Ma del futuro dello spazio, dell’auto elettrica e della tecnologia americana.

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