Sostenevano le deportazioni di Trump, ora rischiano l’espulsione: vittime del piano che avevano appoggiato

La famiglia di una cittadina canadese che aveva sostenuto con convinzione il piano di Donald Trump per le deportazioni di massa degli immigrati si dice oggi tradita e sconvolta, dopo che la donna è stata fermarta dagli agenti federali

Sostenevano le deportazioni di Trump, ora rischiano l’espulsione: vittime del piano che avevano appoggiato
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6 Luglio 2025 - 12.05


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La famiglia di una cittadina canadese che aveva sostenuto con convinzione il piano di Donald Trump per le deportazioni di massa degli immigrati si dice oggi tradita e sconvolta, dopo che la donna è stata fermarta dagli agenti federali mentre si trovava a un colloquio per ottenere la residenza permanente negli Stati Uniti. Ora rischia di essere espulsa dal Paese in cui ha vissuto quasi tutta la vita.

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«Ci sentiamo completamente presi alla sprovvista», ha dichiarato Francisco Olivera, cittadino statunitense, marito di Cynthia Olivera e sostenitore di Trump, in un’intervista alla rete californiana KGTV. «Vorrei indietro il mio voto».

Cynthia Olivera, 45 anni, madre di tre figli nati negli Stati Uniti, si è così trovata coinvolta in prima persona in una politica migratoria che, a parole, avrebbe dovuto colpire solo i “criminali pericolosi”. In realtà, casi come il suo contraddicono apertamente le promesse dell’amministrazione Trump, che da gennaio – dopo il ritorno del tycoon alla Casa Bianca – ha riacceso i motori delle espulsioni, anche contro chi non ha precedenti penali.

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Essere presenti negli Stati Uniti senza regolare documentazione è infatti una violazione civile, non penale. Tuttavia, la Casa Bianca ha chiarito che chiunque si trovi nel Paese senza status legale è considerato un “criminale” soggetto a rimpatrio.

Cynthia era arrivata negli Stati Uniti a soli 10 anni, portata dai genitori dal Canada, senza autorizzazione. Nel 1999, le autorità migratorie statunitensi al confine di Buffalo avevano emesso un ordine di espulsione accelerata nei suoi confronti. Tuttavia, pochi mesi dopo era riuscita a rientrare negli USA passando dal confine con il Messico a San Diego. «Non mi hanno chiesto nulla – ha raccontato – mi hanno semplicemente fatto passare».

Per 25 anni ha vissuto a Los Angeles, lavorando, pagando le tasse e mantenendo la famiglia. Un’indagine di KGTV non ha trovato alcuna accusa penale a suo carico nei database giudiziari statali o federali.

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Nel 2024, alla fine del mandato di Biden, Cynthia aveva ottenuto un permesso di lavoro regolare. Da tempo era impegnata nelle pratiche per ottenere la green card. Ma, nonostante ciò, alle presidenziali di novembre il marito Francisco ha votato per Trump, attratto – ha detto – dalla promessa di espellere i criminali. Come molte altre famiglie con status migratorio misto, i coniugi Olivera non pensavano che lei sarebbe stata toccata da quelle misure.

La realtà li ha colti di sorpresa il 13 giugno scorso, quando Cynthia si è presentata a un colloquio per la green card a Chatsworth, in California. Lì è stata arrestata dagli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice) e successivamente trasferita in un centro di detenzione a El Paso, Texas, dove attende l’espulsione.

Parlando in videochiamata con KGTV dal centro di detenzione, Cynthia ha detto: «Gli Stati Uniti sono il mio Paese. Qui ho conosciuto mio marito, qui ho frequentato le scuole elementari, medie e superiori. Qui sono nati i miei figli».

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Ma l’amministrazione Trump non ha mostrato alcuna comprensione, nonostante il sostegno elettorale ricevuto dalla famiglia. Un portavoce ha dichiarato: «Cynthia è un’immigrata illegale proveniente dal Canada, già espulsa in passato, che ha scelto di ignorare la legge ed è rientrata clandestinamente nel Paese». Il rientro negli USA dopo un’espulsione è considerato un reato penale, e per questo Cynthia resterà in custodia in attesa del rimpatrio.

Il governo canadese, contattato da KGTV, ha dichiarato di essere a conoscenza della detenzione ma di non poter intervenire, poiché «ogni Paese decide chi può entrare o uscire dai suoi confini».

Francisco, ormai disilluso, ha commentato amaramente: «Mia moglie, fino a un paio di settimane fa, credeva ancora in ciò che sarebbe accaduto nei prossimi quattro anni».

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Cynthia, dal canto suo, ha dichiarato di essere disposta, insieme al marito, a pagarsi il volo per il Canada, dove intende trasferirsi a Mississauga, ospite di una cugina. Ma al momento non ci sono indicazioni su quando potrà lasciare gli Stati Uniti.

Tra le lacrime, ha detto: «L’unico crimine che ho commesso è amare questo Paese, lavorare duro e prendermi cura dei miei figli».

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