C'è in atto un killeraggio mediatico contro Francesca Albanese: ribelliamoci
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C'è in atto un killeraggio mediatico contro Francesca Albanese: ribelliamoci

Il Governo israeliano, come documentato da un sito d’informazione con la schiena dritta, Fanpage, ha sovvenzionato una campagna su Google contro la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi

C'è in atto un killeraggio mediatico contro Francesca Albanese: ribelliamoci
Francesca Albanese
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

12 Luglio 2025 - 12.22


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Se non puoi eliminarla fisicamente, allora fagli il vuoto attorno, gettagli palate di merda addosso, infangala con accuse velenose, distruggine la credibilità, minale l’autorevolezza acquisita in anni di impegno. Uccidila mediaticamente. È quello che stanno cercando di fare contro Francesca Albanese.

Il Governo israeliano, come documentato da un sito d’informazione con la schiena dritta, Fanpage, ha sovvenzionato una campagna su Google contro la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi. Ci sta. Fa schifo ma ci sta. Di fronte al genocidio messo in atto, nell’impunità internazionale, a Gaza. Di fronte ai pogrom e all’apartheid in Cisgiordania, portati avanti, impunemente, dai coloni assassini, la campagna contro Francesca orchestrata dal governo fascista di Tel Aviv, potrebbe assomigliare ad una carezza in un pugno. Non è così, lo sappiamo bene. Tant’è. 

Ma quello che fa incazzare, scusate il francesismo senza asterischi, quello che ti fa vergognare di far parte della categoria dei giornalisti, è il compiacente servilismo di cui danno sfoggio sulle prime pagine di una stampa mainstream o in certi talkshow televisivi, persone che pure dovrebbero avere se non una coscienza etica quantomeno il pudore professionale di non fare da megafoni alle dritte che vengono da Tel Aviv.

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Vergogna, vergogna, e ancora vergogna. Vergogna nell’affermare che Francesca abbia preso soldi da Hamas. Vergogna nel ripetere una menzogna che, come dice l’assunto, se detta tante volte diventa verità. L’ultima, in ordine di tempo ma non di gravità, è che il segretario generale delle Nazioni Unite avrebbe voluto far fuori Albanese da Relatrice Onu per la Palestina e non l’ha potuto fare, udite udite, perché Francesca era protetta dall’Iran.

Ora, si sta parlando di quell’Antonio Guterres che gli stessi che lo brandiscono strumentalmente contro Francesco, l’hanno coperto di contumelie, a cominciare dall’essere antisemita, perché aveva osato affermare che Gaza era diventata un campo di sterminio!

Ecco l’antisemita, hanno gridato e scritto gli ultras dell’Israele di Netanyahu e Ben-Gvir. Osa accostare Gaza ai lager nazisti, dimissioni, dimissioni!!!

Le persone scomode fanno paura. Perché non chiudono gli occhi, o la voce, di fronte ai crimini quotidiani commessi a Gaza dall’esercito “più morale al mondo” contro donne e bambini, trasformandoli in bersagli umani da abbattere mentre fanno la fila per avere una manciata di farina o un pezzo di pane. 

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Conosciamo Francesca, abbiamo imparato ad apprezzarla per la sua competenza, per il suo coraggio, e sappiamo che non si lascerà piegare o zittire da questo killeraggio mediatico.

Né dal silenzio omertoso di un Governo che non ha speso una parola per difendere una cittadina italiana aggredita da un governo straniero o sottoposta a sanzione da quell’America di Trump di cui Meloni e soci sono dei vassalli proni.

Ma il killeraggio mediatico contro Francesca riguarda noi, chi scrive, chi fa comunicazione. Bisogna isolare chi aggredisce mediaticamente Francesca, non partecipare a confronti pubblici con costoro. Isolare chi isola. 

Lo dobbiamo a Francesca. Sappiamo quanto sia difficile. Conosciamo bene la potenza di una lobby che decide le carriere dei giornalisti, che li fa salire ai vertici, quelli compiacenti, o li distrugge, quelli che rivendicano una indipendenza di giudizio. Di esempi se ne potrebbero fare a decine. 

Ma anche il “sacrificio” di non fare una comparsata in tv o essere parte-complice di un dibattito festaiolo estivo, è il minimo che si deve a chi ha dato voce a un popolo che i carnefici di Tel Aviv stanno cancellando. Il minimo per chi sta tenendo alta la bandiera sbrindellata del diritto internazionale.

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Siamo tutti e tutte Francesca Albanese.

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