Vladimir Putin ordina di limitare l’uso di software provenienti da Paesi “ostili” e invita il governo a proporre ulteriori divieti a questi software entro il 1 settembre. Nel mirino c’è WhatsApp. L’istruzione è chiara: il presidente russo ha ordinato di “strangolare i servizi stranieri come Zoom e Microsoft” che in Russia limitano lo sviluppo del settore IT nazionale. Il Ministero dello Sviluppo Digitale si è messo sull’attenti: “Il presidente ha parlato: strangoleremo”.
Inizialmente, si presumeva che i nuovi divieti non avrebbero colpito la messaggistica stranieria. Il canale Telegram Faridaily, che cita spesso fonti nei circoli governativi, ha osservato che l’ordine di Putin menziona “software stranieri (compresi i servizi di comunicazione)”. Il concetto di “servizi di comunicazione” è più ampio del concetto di “messaggeri”, ha spiegato il canale.
“Sulla base della logica… le proposte del governo si riferiranno al lavoro dei servizi di comunicazione aziendale stranieri in Russia”, ha suggerito il canale Faridaily.
Tuttavia, dopo la sortita di Putin, la Duma di Stato ha avvertito che per WhatsApp “è tempo di prepararsi a lasciare il mercato russo”: “È molto probabile che un messenger di proprietà dell’organizzazione estremista Meta venga incluso nell’elenco dei software provenienti da paesi ostili”, ha detto Gorelkn, vice capo del Comitato per la politica dell’informazione della Duma di Stato. Secondo lui, il messenger nazionale Max, sviluppato da VK, diventerà un “contendente” per la quota di WhatsApp nel mercato russo.
Telegram, secondo le previsioni del deputato Gorelkin, non sarà incluso nell’elenco dei software provenienti da Paesi “ostili”, “soprattutto se rispetta i requisiti della legislazione russa e dimostra la sua volontà di rimanere sul mercato”. Anche perchè, come ha osservato lo stesso deputato, la giurisdizione di Telegram non è del tutto chiara: rinvia alle Isole Vergini (territorio della “ostile” Gran Bretagna) per il suo luogo di registrazione, ma la sua sede principale si trova negli Emirati Arabi Uniti, che non appartengono ai Paesi “ostili”.
Tra tanti dubbi, è quasi certo che WhatsApp venga bloccato in Russia. Accadrà al 99 per cento, dicono gli osservatori e stesse fonti vicine al Cremlino. Secondo le stesse fonti, il blocco dei messaggeri stranieri è oggetto di pressioni da parte delle forze di sicurezza, e se Telegram è considerato utile nell’amministrazione presidenziale (“ci sono molti canali controllati o leali, questo è il contatto con un pubblico politicizzato”), WhatsApp per il Cremlino non è così “interessante da proteggere”.
Nell’attesa, pare che Telegram si stesse preparando ad aprire un ufficio in Russia. Giornalisti parlano di un avvio della pratica per l’iscrizione nel registro di Roskomnadzor, passaggio indispensabile per l’apertura di una filiale o di un ufficio di rappresentanza in Russia.
“È in fase di approvazione”, dicono anche al registro. Tale procedura è uno dei requisiti indispensabili all’ingresso di aziende informatiche estere.Comunque, la notizia non ha altre conferme. Non è chiaro quando esattamente la voce sull’approvazione dell’apertura di un ufficio Telegram in Russia sia apparsa nel registro Roskomnadzor. Inoltre, non è chiaro se ciò significhi che sia stata fatta effettivamente domanda per aprire un ufficio.