Almeno 104 persone sono state uccise nelle ultime ore in una serie di attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza, secondo quanto riferito da fonti mediche locali ad Al Jazeera. Tra le vittime si contano 78 civili che si erano radunati nei pressi di un punto di distribuzione di aiuti nel centro della Striscia: stavano aspettando cibo, sono stati colpiti. I feriti sono più di 200.
La nuova strage si inserisce in un quadro umanitario che le Nazioni Unite definiscono ormai “catastrofico”. Secondo i dati più aggiornati diffusi da fonti internazionali e organizzazioni umanitarie, il bilancio complessivo della guerra iniziata nell’ottobre 2023 supera i 38.000 morti palestinesi, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, mentre Al Jazeera e Reuters riportano oltre 58.800 decessi, gran parte dei quali donne e bambini. I feriti sono più di 140.000.
Ma la morte a Gaza non arriva soltanto dalle bombe. Secondo l’UNICEF, almeno 71 bambini sono deceduti per cause direttamente legate alla fame e alla malnutrizione. In un rapporto diffuso nei giorni scorsi, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia ha rilevato un tasso di malnutrizione acuta pari al 10,2% tra i bambini sotto i cinque anni, un dato raddoppiato rispetto a marzo 2025.
Il Programma Alimentare Mondiale denuncia che una persona su tre a Gaza non ha accesso al cibo da giorni. L’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, parla apertamente di “fame catastrofica” e avverte che la Striscia soddisfa già i criteri per la dichiarazione formale di carestia, nonostante l’ONU non abbia ancora compiuto quel passo ufficiale. Sono almeno 650.000 i bambini considerati a rischio, mentre 60.000 donne incinte non ricevono le cure minime di sopravvivenza. Secondo un’inchiesta di El País, 1.360 neonati sarebbero attualmente privi di latte artificiale, con gravissimi rischi nutrizionali e neurologici.
Anche il sistema sanitario è al collasso. Secondo fonti ONU, su oltre 30 strutture ospedaliere nella Striscia, solo una dozzina restano parzialmente operative. Manca tutto: carburante, medicinali, strumenti, personale. Diversi medici e infermieri sono stati uccisi in attacchi che hanno colpito direttamente ospedali, ambulanze e centri di cura, violando sistematicamente il diritto internazionale.
Le scene che arrivano da Gaza sono ormai quelle di una crisi umanitaria senza precedenti nel XXI secolo: barelle improvvisate, bambini denutriti che piangono senza forze, madri che raccontano di figli morti in braccio mentre aspettavano un sacchetto di farina. Secondo The Guardian, solo negli ultimi cinque mesi almeno 900 persone sono state uccise mentre cercavano aiuto umanitario.
Mentre i negoziati per una tregua sembrano bloccati e le proteste internazionali si moltiplicano, la popolazione civile continua a pagare il prezzo più alto di un conflitto che non risparmia nessuno. Le testimonianze raccolte sul campo da operatori umanitari e giornalisti parlano di disperazione assoluta: “Non è rimasto niente. Né cibo, né acqua, né cure. Solo paura e morte.”
In questo contesto, gli appelli alla comunità internazionale si fanno sempre più drammatici. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha nuovamente chiesto un cessate il fuoco immediato e l’apertura di veri corridoi umanitari, ma le risposte restano deboli. Intanto, a Gaza, anche oggi, si continua a morire.