Cresce l’attivismo diplomatico di Papa Leone XIV per fermare il conflitto in corso nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Nella mattinata di oggi, 21 luglio, il Pontefice ha ricevuto una telefonata dal presidente dello Stato di Palestina, Mahmoud Abbas. A renderlo noto è un comunicato ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede, che conferma il crescente impegno del Papa per una soluzione pacifica in Medio Oriente.
Durante il colloquio, Papa Leone XIV ha ribadito con forza il proprio appello al rispetto pieno del diritto internazionale umanitario. Ha richiamato in particolare “l’obbligo di proteggere i civili e i luoghi sacri e il divieto dell’uso indiscriminato della forza e del trasferimento forzato della popolazione”. Una dichiarazione che suona come una chiara condanna dei metodi adottati da Israele nelle sue operazioni militari, sempre più denunciate da osservatori internazionali per la loro brutalità e per l’elevato numero di vittime civili.
Il comunicato sottolinea inoltre che, alla luce della gravissima emergenza umanitaria in corso, si è insistito sull’“urgenza di prestare soccorso a chi è maggiormente esposto alle conseguenze del conflitto e di permettere l’ingresso adeguato di aiuti umanitari”. La drammatica situazione nella Striscia di Gaza, sotto assedio e bombardamenti, richiede interventi immediati e concreti, come più volte richiesto dal Pontefice nei suoi interventi pubblici.
Solo il giorno prima, il 20 luglio, al termine della preghiera dell’Angelus, Leone XIV aveva lanciato un nuovo, accorato appello: “si fermi la barbarie della guerra con una soluzione di pace”, esprimendo tutto il suo dolore per le vittime dell’attacco israeliano contro la parrocchia cattolica di Gaza.
Il Papa ha anche ricordato “la fausta ricorrenza del decimo anniversario dell’Accordo Globale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina”, firmato nel giugno 2015 ed entrato in vigore nel gennaio 2016, a conferma dell’attenzione costante del Vaticano per i diritti del popolo palestinese e per la pace nella regione.
L’azione diplomatica e pastorale di Leone XIV si sta dunque configurando come uno dei pochi punti fermi morali e spirituali nel quadro di un conflitto sempre più lacerante, in cui il rispetto della dignità umana è messo quotidianamente a dura prova.