"Senza cibo né acqua con 42 gradi": padre Romanelli denuncia la catastrofe umanitaria a Gaza
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"Senza cibo né acqua con 42 gradi": padre Romanelli denuncia la catastrofe umanitaria a Gaza

A lanciare un nuovo allarme è padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa cattolica della Sacra Famiglia, unico presidio cattolico nella Striscia, dove centinaia di civili hanno trovato rifugio.

"Senza cibo né acqua con 42 gradi": padre Romanelli denuncia la catastrofe umanitaria a Gaza
Padre Romanelli e il cardinale Pizzaballa a Gaza
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21 Luglio 2025 - 12.50


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Con la temperatura percepita che supera i 42 gradi, bombardamenti incessanti e una popolazione allo stremo, la crisi umanitaria a Gaza raggiunge livelli sempre più drammatici. A lanciare un nuovo allarme è padre Gabriel Romanelli, parroco della chiesa cattolica della Sacra Famiglia, unico presidio cattolico nella Striscia, dove centinaia di civili hanno trovato rifugio.

“La vita è spezzata, la situazione è davvero grave”, racconta. “La stragrande maggioranza della popolazione non ha nulla: né cibo, né acqua. La gente è stremata, disperata, e i bombardamenti continuano.”

Le sue parole arrivano dopo la visita del patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, e nel pieno di una nuova ondata di attacchi che ha colpito anche le aree civili attorno alla parrocchia. In un contesto di distruzione diffusa, la chiesa è rimasta uno degli ultimi punti di riferimento per chi ha perso tutto.

“In tutto questo buio, la Chiesa si adopera affinché qualcosa possa arrivare. Ma finora, purtroppo, non ci siamo riusciti. Speriamo nei prossimi giorni, ma la situazione è molto grave.”

Nonostante le difficoltà di comunicazione, padre Romanelli conferma che Papa Leone XIV ha cercato di mettersi in contatto con i religiosi nella zona.

“Il Papa ci ha espresso la sua vicinanza, la sua preoccupazione e la sua preghiera per noi. È successo venerdì mattina. Ci ha dato grande conforto.”

La visita del patriarca ha rappresentato un raro momento di consolazione per la comunità:

“Hanno rappresentato tutte le Chiese del mondo, come ha detto il patriarca durante la messa. È stato un segno di vicinanza concreta.”

Intanto, in una Gaza dove mancano anche le condizioni minime per la sopravvivenza, padre Romanelli testimonia come la solidarietà tra le persone resista alla devastazione.

“Accanto alla realtà tragica della morte di tanti – soprattutto bambini – c’è la straordinaria pazienza di chi vive qui. Anche tra tanto dolore, tanti si mettono a servizio degli altri. È qualcosa che commuove.”

La Chiesa, dice, continua a farsi presente “con la preghiera, con la nostra presenza, aiutandoci a vicenda, aiutando i vicini”. Ma è un’opera di resistenza quotidiana, in un contesto che peggiora di giorno in giorno.

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Il suo appello finale è semplice ma urgente:

“Ieri abbiamo pregato per tutte le vittime della guerra, senza distinzioni. Abbiamo pregato per la libertà dei prigionieri, per la liberazione degli ostaggi. Noi vogliamo la pace. Ma la prima cosa da fare subito è fermare questa guerra.”

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