Hulk Hogan è morto all’età di 71 anni. Secondo quanto riportato dal sito Tmz, il corpo dell’ex star del wrestling è stato ritrovato nella sua casa in Florida. A causare la morte, secondo i medici, sarebbe stato un arresto cardiaco.
Personaggio simbolo del wrestling televisivo degli anni ’80 e ’90, Hogan – al secolo Terry Bollea – ha incarnato per decenni un’idea muscolare, sopra le righe e profondamente americana dell’intrattenimento sportivo. Con il suo fisico ipertrofico, la bandana, le urla e le smorfie da cartone animato, ha trasformato il ring in palcoscenico e se stesso in un’icona pop. Ma la sua parabola è stata tutt’altro che lineare.
Negli ultimi anni, Hogan era tornato sotto i riflettori non per i meriti sportivi, ma per una serie di scandali e uscite controverse, culminate nel suo avvicinamento alla destra trumpiana. Alla Convention repubblicana di Milwaukee, nel 2024, si era esibito in una scenetta a metà tra il nostalgico e il grottesco: strappandosi la maglietta davanti a una folla esaltata e urlando il proprio sostegno a Donald Trump. Una performance che lo aveva consacrato come uno dei volti folkloristici e caricaturali del trumpismo, trasformando la sua immagine da eroe sportivo a testimonial di una destra aggressiva e iper-nazionalista.
Non è stata l’unica ombra nella sua carriera. Nel 2015 era stato espulso dalla WWE per aver pronunciato frasi razziste in una registrazione trapelata, e nel 2016 era finito al centro di uno scandalo legato a un video a luci rosse, da cui uscì con un risarcimento multimilionario.
La notizia della morte arriva dopo settimane di voci insistenti sulle sue precarie condizioni di salute, inizialmente smentite dalla moglie Sky Bollea, che aveva rassicurato i media parlando di un cuore “forte” e di una convalescenza post-operatoria.
Hogan lascia dietro di sé un’eredità controversa: celebrato da milioni di fan per il suo ruolo nel portare il wrestling al successo globale, ma anche ricordato per la sua discesa nella macchina propagandistica dell’America più reazionaria, razzista e spettacolarizzata. Un simbolo del declino morale di un certo immaginario americano, che ha saputo sopravvivere a tutto tranne che alla propria caricatura.