Mentre la comunità internazionale intensifica la pressione su Israele per un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, la posizione del governo italiano risulta sempre più isolata e insostenibile. Il governo britannico guidato da Keir Starmer ha annunciato la possibilità di anticipare a settembre il riconoscimento formale dello Stato di Palestina, in assenza di segnali concreti da parte di Israele. Questa mossa si inserisce in un contesto europeo in rapida evoluzione: la Francia, prima tra i Paesi del G7, ha già fissato al 21 settembre il riconoscimento ufficiale.
Nel frattempo, il Regno Unito ha effettuato oggi i suoi primi lanci aerei di aiuti umanitari su Gaza, mentre da Israele trapela l’intenzione del primo ministro Netanyahu di proporre l’annessione di porzioni della Striscia per compiacere l’ultradestra di governo. Una proposta che contraddice apertamente ogni spiraglio di pace. Il ministro della Difesa Israel Katz ha ribadito la volontà di mantenere il pieno controllo della sicurezza a Gaza anche dopo la fine della guerra.
Dal fronte palestinese, il premier Mohammad Mustafa ha chiesto ad Hamas di deporre le armi, rilasciare gli ostaggi e lasciare il controllo della Striscia. L’Autorità Nazionale Palestinese, ha dichiarato, è pronta a intervenire per stabilizzare Gaza nel dopoguerra.
Il Ministero della Salute locale riferisce che almeno 112 persone sono morte nelle ultime 24 ore a Gaza. Anche dagli Stati Uniti arriva una rottura: il presidente Trump ha smentito Netanyahu, riconoscendo la presenza di carestia a Gaza e criticando la gestione umanitaria della crisi.
In un simile scenario, l’ambiguità e il silenzio del governo italiano non solo lo pongono in controtendenza rispetto agli alleati europei, ma rischiano anche di compromettere il ruolo dell’Italia nel futuro processo di pace.
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