Il primo ministro canadese Mark Carney ha annunciato che il suo Paese intende riconoscere formalmente lo Stato di Palestina durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite prevista per settembre. La decisione arriva dopo che Francia e altri 14 Paesi hanno sottoscritto una dichiarazione che lascia presagire una futura ondata di riconoscimenti della Palestina come Stato indipendente.
Oltre alla Francia e al Regno Unito, anche Nuova Zelanda e Australia hanno firmato la cosiddetta New York Call, pubblicata mercoledì dal ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot. Nella dichiarazione si legge che i firmatari “hanno già riconosciuto, hanno espresso o esprimono la volontà o la considerazione positiva da parte dei nostri Paesi di riconoscere lo Stato di Palestina”.
Tra i firmatari figurano Paesi che ancora non hanno formalizzato tale riconoscimento: Andorra, Australia, Canada, Finlandia, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Portogallo e San Marino. Insieme a loro ci sono Islanda, Irlanda, Malta, Norvegia, Slovenia e Spagna, che hanno già riconosciuto la Palestina. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato la scorsa settimana che la Francia è pronta a riconoscere lo Stato palestinese “nel prossimo futuro”.
La dichiarazione, pubblicata poco prima della conclusione di una conferenza dell’ONU di tre giorni volta a rilanciare la soluzione dei due Stati, riafferma l’impegno per una “visione di due Stati democratici, Israele e Palestina, che vivano fianco a fianco in pace, con confini sicuri e riconosciuti”. Inoltre, sottolinea l’importanza di unificare la Striscia di Gaza e la Cisgiordania sotto l’autorità dell’Autorità Palestinese.
Mercoledì sera, Carney ha precisato che il riconoscimento da parte del Canada dipenderà da alcune condizioni: l’Autorità Palestinese dovrà indire elezioni nel 2026 da cui Hamas sia escluso, e dovrà impegnarsi a realizzare riforme democratiche.
Il primo ministro canadese ha inoltre chiesto ad Hamas di liberare tutti gli ostaggi ancora detenuti, disarmare e rinunciare a qualsiasi ruolo nel futuro governo palestinese.
Le dichiarazioni di Carney arrivano in un momento di crescente pressione internazionale su Israele affinché ponga fine alla sua offensiva militare su Gaza, iniziata nell’ottobre 2023 dopo un attacco di Hamas che causò la morte di circa 1.200 persone, in gran parte israeliani, e il rapimento di oltre 250 ostaggi. Secondo il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, il bilancio delle vittime palestinesi ha superato le 60.000 persone.
Anche il premier britannico Keir Starmer ha affermato martedì che il Regno Unito è pronto a riconoscere lo Stato di Palestina entro settembre, “a meno che il governo israeliano non compia passi sostanziali per porre fine alla situazione disastrosa a Gaza, accetti un cessate il fuoco e si impegni in un processo di pace sostenibile, rilanciando la prospettiva della soluzione a due Stati”.
Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha dichiarato che l’Australia intende sincronizzare il proprio riconoscimento della Palestina con un momento favorevole ai negoziati. “Quello che stiamo valutando è se il riconoscimento possa contribuire all’obiettivo della creazione di due Stati”, ha detto mercoledì. “Ho sempre sostenuto il diritto di Israele a esistere entro confini sicuri e il diritto dei palestinesi a vedere realizzate le proprie legittime aspirazioni statali.”
Dura la reazione dell’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Damon, che ha bollato la dichiarazione come “ipocrisia e perdita di tempo che legittima il terrorismo e allontana ogni possibilità di progresso regionale”. Secondo Damon, chi desidera veramente la pace dovrebbe “iniziare con una richiesta inequivocabile per la liberazione immediata di tutti gli ostaggi e il disarmo di Hamas”.