L’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l’arcivescovo Gabriele Caccia, ha dichiarato che “la soluzione dei due Stati, basata su confini sicuri e riconosciuti a livello internazionale è l’unica via praticabile ed equa verso una pace giusta e duratura”. Questo è quanto emerso durante la conferenza di alto livello dell’Onu sulla “risoluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione dei due Stati”, promossa da Francia e Arabia Saudita e conclusasi ieri a New York, come riportato dai media vaticani.
Il rappresentante della Santa Sede ha richiamato l’attenzione sul riconoscimento formale dello Stato di Israele tramite l’Accordo fondamentale del 1993, così come sul riconoscimento dello Stato di Palestina attraverso l’Accordo globale del 2015. Un altro punto fondamentale sottolineato da Caccia è il fermo sostegno ai “diritti inalienabili del popolo palestinese, compreso il diritto all’autodeterminazione”, nonché alle “legittime aspirazioni” dei palestinesi “a vivere in libertà, sicurezza e dignità all’interno di uno Stato indipendente e sovrano”.
L’arcivescovo ha inoltre evidenziato l’importanza “religiosa e culturale universale” di Gerusalemme, città sacra per cristiani, ebrei e musulmani, sottolineando che per questo motivo essa deve avere uno status che “trascenda le divisioni politiche e garantisca la conservazione della sua identità unica”. La Santa Sede ha più volte richiesto uno “statuto speciale garantito a livello internazionale, in grado di assicurare la dignità e i diritti di tutti i suoi abitanti e dei fedeli delle tre religioni monoteistiche, l’uguaglianza davanti alla legge delle loro istituzioni e comunità, salvaguardando il carattere sacro della città e il suo eccezionale patrimonio religioso e culturale”.
Il documento dovrebbe inoltre garantire “la protezione dei Luoghi Santi”, insieme al “diritto di accedervi senza ostacoli e di praticarvi il culto”. In più, laddove applicabile, dovrebbe preservare lo “status quo”. A Gerusalemme, secondo la posizione della Santa Sede, “nessuno dovrebbe essere oggetto di vessazioni. È quindi deplorevole che i cristiani si sentano sempre più minacciati nella Città Vecchia di Gerusalemme”.