Le incursioni dei coloni israeliani nei villaggi palestinesi, con l’obiettivo di cacciare le comunità locali, sono una realtà che si ripete da settimane, mesi e persino anni, in particolare nelle aree situate sulle colline meridionali di Hebron. Dinamiche simili si registrano anche intorno a Nablus, nel nord della Cisgiordania occupata, e nei dintorni di Ramallah.
Tutto questo fa parte di una campagna sistematica volta a sfollare i palestinesi. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari, dall’inizio dell’anno si sono registrati 740 attacchi da parte dei coloni.
Dal 7 ottobre 2023, più di 48.000 palestinesi nella Cisgiordania occupata sono stati costretti ad abbandonare le proprie case con la finalità di sostituirli e creare nuovi avamposti per i coloni.
Oggi questi gruppi si sentono legittimati e rafforzati dal sostegno politico all’interno del governo israeliano, con figure di primo piano come Itamar Ben-Gvir e il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, personaggi in grado di sostenere o far cadere il primo ministro Netanyahu.
Si sentono autorizzati a proseguire con attacchi e operazioni di sfollamento senza timore di subire alcuna conseguenza.