Donald Trump ha annunciato l’intenzione di promuovere un piano per la ricostruzione della Striscia di Gaza, subordinandolo all’uscita di scena di Hamas. Secondo quanto riferito dal principale notiziario dell’emittente israeliana Channel 12, il presidente statunitense vorrebbe che la ricostruzione avvenisse sotto la guida americana, con un ingente contributo economico da parte degli Stati Uniti e un’amministrazione civile che escluda completamente l’attuale leadership palestinese.
Formalmente presentata come un’iniziativa umanitaria, la proposta è stata interpretata da più osservatori come un tentativo mascherato di Washington di assumere il controllo politico e amministrativo della Striscia nel periodo postbellico. “Siamo lì per sfamare la gente”, ha dichiarato Trump in conferenza stampa, parlando del rafforzato impegno americano sul piano degli aiuti. Alla domanda su un’eventuale occupazione israeliana del territorio, ha risposto: “Per il resto non posso dire, spetta a Israele”.
La condizione posta – l’allontanamento di Hamas – rende evidente che il piano non punta solo alla ricostruzione materiale di Gaza, ma al suo riassetto politico secondo una logica gradita a Washington e Tel Aviv. La prospettiva di un’amministrazione civile controllata dagli Stati Uniti – o da soggetti da essi selezionati – viene intesa da più parti come una forma di tutela esterna che escluda i palestinesi dalle scelte sul proprio futuro.
Trump ha anche commentato la diffusione di un video da parte di Hamas che mostra un ostaggio israeliano ancora in vita. “È orribile”, ha detto. Nessuna parola, invece, è stata spesa per le vittime palestinesi: né per i decine di migliaia di morti, né per la crisi umanitaria che continua a colpire l’intera popolazione della Striscia, dove si segnalano carestie diffuse, infrastrutture sanitarie al collasso e milioni di sfollati.
Secondo fonti diplomatiche mediorientali, l’iniziativa americana si configurerebbe come una strategia a lungo termine per evitare il ritorno di qualsiasi forma di autogoverno palestinese a Gaza. L’assenza di riferimenti a un futuro Stato palestinese o a un processo negoziale lascia intendere che l’obiettivo non sia una soluzione politica, ma un congelamento permanente del conflitto sotto una cornice gestionale dominata dagli Stati Uniti.
Resta al momento ignota la posizione ufficiale di Israele sulla proposta, mentre non si segnalano reazioni da parte della leadership di Hamas, che in passato ha accusato gli Stati Uniti di complicità con Tel Aviv nella conduzione della guerra.
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