Il ministro israeliano dell’estrema destra annuncia nuovi insediamenti illegali e rivendica apertamente la distruzione di ogni prospettiva palestinese. L’obiettivo: occupare, annientare ed espellere la popolazione sotto occupazione.
Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, figura centrale del governo Netanyahu e leader del partito estremista Sionismo Religioso, ha dichiarato apertamente l’intenzione di rilanciare gli insediamenti illegali nel cuore della Cisgiordania occupata, con l’obiettivo dichiarato di “cancellare lo Stato palestinese”.
Intervistato dal giornale Ofek, organo ufficiale del suo partito, Smotrich ha annunciato la ricostruzione degli insediamenti di Ganim e Kadim, nel nord della Cisgiordania, evacuati nel 2005 nell’ambito del piano di disimpegno unilaterale dell’allora premier Ariel Sharon. Il ministro ha affermato che l’iniziativa dovrebbe concretizzarsi “nelle prossime settimane”, in coincidenza con il ventesimo anniversario del ritiro da Gaza e da quattro insediamenti cisgiordani. “Il popolo di Israele sta correggendo il peccato di Gaza”, ha dichiarato, esprimendo il desiderio di “correggere completamente anche il peccato della Samaria settentrionale”.
Ma è la dichiarazione successiva a disvelare il vero intento della manovra: “Gran parte di ciò che stiamo facendo oggi in Giudea e Samaria è frutto delle lezioni del 7 ottobre”. Secondo Smotrich, la colonizzazione dei territori occupati servirebbe a impedire nuovi attacchi come quello lanciato da Hamas. “La stragrande maggioranza degli israeliani sa che lo scopo degli insediamenti è fare in modo che Kfar Saba non diventi Kfar Aza, Netanya non diventi Be’eri e Nitzanei Oz non diventi Nahal Oz”, ha detto, riferendosi ai kibbutz colpiti dall’attacco del 2023.
Si tratta di un’ammissione brutale: costruire insediamenti illegali per rafforzare il controllo coloniale, scongiurare ogni possibilità di autodeterminazione palestinese e completare l’annientamento politico, sociale e fisico della popolazione sotto occupazione. Non una strategia di sicurezza, ma un piano di espansione territoriale su basi etniche, che rientra pienamente nella definizione di progetto genocida.
Smotrich non è nuovo a simili posizioni: già in passato si è autodefinito “nemico dello Stato palestinese” e ha invocato la “pulizia” dei territori dai palestinesi. È tra i principali promotori dell’annessione totale della Cisgiordania e dell’espulsione forzata dei suoi abitanti.
Nel contesto attuale, segnato da bombardamenti incessanti su Gaza, uccisioni arbitrarie in Cisgiordania, arresti di massa e apartheid istituzionalizzata, le parole del ministro estremista non sono semplici provocazioni, ma rappresentano un’escalation ideologica e operativa che mina ogni residua speranza di pace e giustizia. La comunità internazionale non può continuare a voltarsi dall’altra parte mentre si consuma un progetto di pulizia etnica sotto i nostri occhi.