Israele ha imposto un blocco totale degli aiuti per undici settimane a partire da marzo, ufficialmente per esercitare pressioni su Hamas affinché rilasciasse gli ostaggi. Dal mese di maggio, l’ingresso di modeste quantità di cibo, carburante e forniture mediche non è comunque riuscito ad alleviare la fame estrema.
Secondo le organizzazioni umanitarie, il blocco imposto da Israele agli aiuti verso la Striscia di Gaza è la causa principale della crisi alimentare. Quando gli aiuti sono stati nuovamente consentiti, la loro distribuzione è avvenuta per lo più attraverso un nuovo sistema gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation, un gruppo logistico sostenuto da Israele. Le autorità israeliane sostengono che questo meccanismo serva a impedire che le forniture finiscano nelle mani di Hamas.
Le Nazioni Unite riferiscono che, dal 27 maggio 2025, almeno 1.400 persone sono state uccise mentre cercavano di ottenere aiuti, la maggior parte nei pressi dei centri della GHF, e altre lungo le rotte dei convogli.
Di fronte all’ondata di indignazione internazionale suscitata dalle immagini della fame diffusa e della malnutrizione, unite alle uccisioni regolari di civili in cerca di assistenza, l’esercito israeliano ha aumentato a fine luglio la quantità di aiuti autorizzati a entrare nella Striscia. Tuttavia, secondo organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, le forniture restano del tutto insufficienti per rispondere ai bisogni di due milioni di persone che si trovano ormai a livelli catastrofici di carestia.
L’ingresso di pochi camion e i lanci aerei – costosi, pericolosi e inefficienti – non sono minimamente in grado di invertire la tendenza verso la fame di massa.
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