Il post di Giovan Battista Brunori su Al Jazeera scatena polemiche: "Endorsement della narrazione israeliana"
Top

Il post di Giovan Battista Brunori su Al Jazeera scatena polemiche: "Endorsement della narrazione israeliana"

I post pubblicati su X (ex Twitter) dal corrispondente Rai Giovan Battista Brunori ha acceso un nuovo e infuocato dibattito sul ruolo del giornalismo italiano nel conflitto israelo-palestinese.

Il post di Giovan Battista Brunori su Al Jazeera scatena polemiche: "Endorsement della narrazione israeliana"
Gaza
Preroll

globalist Modifica articolo

11 Agosto 2025 - 20.31


ATF

I post pubblicati su X (ex Twitter) dal corrispondente Rai Giovan Battista Brunori ha acceso un nuovo e infuocato dibattito sul ruolo del giornalismo italiano nel conflitto israelo-palestinese. I contenuti incriminati, video che mostra Anas Al Sharif, noto giornalista di Al Jazeera, durante la liberazione dell’ostaggio israeliano Agam Berger e in altre situazioni a fianco dei dirigenti e miliziani di Hamas, è stato interpretato da molti come un tacito avallo della narrazione israeliana che dipinge Al Sharif come un terrorista, nonostante la totale assenza di prove concrete a sostegno di tale accusa.

Un video che parla più delle omissioni che delle parole

Il post di Brunori, pubblicato l’11 agosto 2025, evita accuratamente di accusare esplicitamente Al Sharif, ma il contesto del video — che ritrae il giornalista in mezzo a membri di Hamas, etichettati come terroristi da Israele e da numerosi governi occidentali — è sufficiente per alimentare un implicito sospetto visto che l’immediata percezione è quella di una ‘internità’ del giornalista rispetto ad Hamas, ma ovviamente le cose sono un po’ più complesse e non stanno così.

Leggi anche:  Catene di Sant'Antonio, quando la goliardia diventa attivismo

La valanga di accuse: quando il giornalismo si fa megafono di propaganda

Non si è fatta attendere la reazione indignata del pubblico, che ha accusato Brunori di assumere il ruolo di semplice megafono della propaganda israeliana. Roberto Natale, membro del consiglio di amministrazione Rai, non ha esitato a definire il servizio “un megafono della propaganda israeliana”, mentre il Movimento 5 Stelle ha parlato apertamente di “complicità con un criminale di guerra”, riferendosi al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Queste accuse, se da una parte sembrano dettate dalla frustrazione di un’opinione pubblica stanca di coperture giornalistiche di parte, dall’altra sollevano un interrogativo inquietante: quanto è distante il confine tra informazione e propaganda nelle mani di certi corrispondenti?

Le accuse israeliane senza prove e le risposte della comunità internazionale

L’esercito israeliano ha rilanciato le accuse, sostenendo di possedere “documenti che forniscono prove inequivocabili” del coinvolgimento di Al Sharif in attività terroristiche, compreso il comando di una cellula e il lancio di attacchi missilistici contro civili. Tuttavia, queste affermazioni non sono state confermate da nessuna indagine indipendente né da organizzazioni per i diritti umani come l’Euro-Med Human Rights Monitor, che denuncia la totale mancanza di prove concrete. Persino Irene Khan, special rapporteur delle Nazioni Unite per la libertà di espressione, ha espresso preoccupazione per le continue minacce e accuse contro il giornalista di Al Jazeera, sottolineando l’importanza di tutelare il diritto alla libertà di stampa.

Leggi anche:  Il doppio orrore: Hamas e Netanyahu, due logiche di morte che alimentano odio, fame e distruzione a Gaza

La frustrazione del pubblico e la sfiducia verso la Rai

Le proteste contro Brunori si sono moltiplicate sui social media, dove utenti e attivisti hanno denunciato una grave violazione dei principi fondamentali del giornalismo imparziale. Molti chiedono un vero e proprio “repulisti” all’interno della Rai, lamentando che vengano tollerati professionisti che, con la loro narrazione, alimentano un’informazione monca e schierata. L’accusa più frequente è che Brunori, forte della sua posizione all’interno di un ente pubblico, stia alimentando una propaganda filo-israeliana, a discapito della verità e della complessità del conflitto.

Native

Articoli correlati