I leader dell’Unione Europea hanno lanciato un appello compatto in difesa del diritto dell’Ucraina a decidere liberamente il proprio futuro, in vista del vertice virtuale con Donald Trump convocato per discutere la strategia statunitense prima dell’incontro del presidente americano con Vladimir Putin, previsto per venerdì in Alaska.
Con l’eccezione dell’Ungheria, tutti i leader europei hanno firmato una dichiarazione congiunta. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Kaja Kallas, ha inoltre proposto di invitare il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj al vertice Trump-Putin.
Trump ha definito il suo colloquio con Putin un incontro “esplorativo” per valutare la disponibilità del leader russo a compromessi. Ma le capitali europee temono che il presidente americano possa lasciarsi convincere a sottoscrivere con Mosca una dichiarazione con concessioni irreversibili, prima ancora che ci siano veri negoziati tra Ucraina e Russia. Putin potrebbe sfruttare l’occasione per promuovere una normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Russia, spingendo verso una cooperazione economica che ridurrebbe lo spazio per un confronto duro con Mosca.
Nella dichiarazione, i leader UE hanno sottolineato: «Trattative significative possono avvenire solo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità. Condividiamo la convinzione che una soluzione diplomatica debba proteggere gli interessi vitali di sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa. Un’Ucraina capace di difendersi efficacemente è parte integrante di qualsiasi futuro sistema di garanzie di sicurezza». Hanno inoltre ribadito la disponibilità a contribuire ulteriormente a tali garanzie.
Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, alleato di lungo corso di Putin in Europa, ha ironizzato sulla dichiarazione, sostenendo che l’UE stava cercando di dettare condizioni per un incontro a cui non era stata invitata. «L’essere rimasti ai margini è già abbastanza triste. L’unica cosa peggiore sarebbe dare istruzioni dalla panchina», ha detto. Orbán ha negato di essere un “burattino” del Cremlino e ha invitato a organizzare un vertice UE-Russia sul modello di quello tra Stati Uniti e Russia.
Zelenskyj ha dichiarato che non ci sono segnali di una volontà russa di pace e che, al contrario, Mosca starebbe preparando una nuova offensiva. Kiev ha ammesso di essere impegnata a bloccare un possibile sfondamento decisivo delle forze russe nel nord della regione di Donetsk.
I leader europei confidano che l’irritazione recente di Trump verso Putin, per il mancato accordo su un cessate il fuoco di 30 giorni, non svanisca dopo l’incontro in Alaska. Alcuni segnali avevano indicato un irrigidimento della posizione americana: la ripresa della cooperazione d’intelligence con Kiev, la disponibilità a fornire armi acquistate dall’UE e la minaccia di sanzioni secondarie ai Paesi che commerceranno petrolio russo. Tuttavia, questi progressi diplomatici potrebbero ora essere a rischio.
Trump ha lasciato intendere che un accordo di pace comporterebbe «uno scambio di territori a vantaggio di entrambi», una formula che cela il fatto che quasi tutta la terra in questione è attualmente sotto controllo ucraino. Mosca, intanto, non ha indicato alcuna intenzione di restituire le aree conquistate con la forza dall’inizio delle ostilità più di undici anni fa.
Kallas ha ribadito: «La sequenza dei passi è importante: prima un cessate il fuoco incondizionato, con un solido sistema di monitoraggio e garanzie di sicurezza blindate».
Pur senza criticare apertamente Trump, i leader europei hanno affermato di accogliere «gli sforzi del presidente statunitense per porre fine alla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina» e hanno ribadito che «una pace giusta e duratura deve rispettare il diritto internazionale, i principi di indipendenza, sovranità, integrità territoriale e il divieto di modificare i confini con la forza».
Trump ha ridimensionato le aspettative, definendo l’incontro con Putin «un primo approccio per capire le sue intenzioni». Ha dichiarato: «Potrei dire: “Buona fortuna, continuate a combattere”. Oppure: “Possiamo fare un accordo”». Lunedì ha anche criticato Zelenskyj, ricordando che è al potere dall’inizio della guerra e sostenendo che «non è successo nulla» in quel periodo. Il presidente americano ritiene improbabile che Kiev possa riconquistare i territori perduti e si irrita per la riluttanza europea ad ammetterlo pubblicamente. Zelenskyj, pur consapevole della perdita di fatto di alcune aree, rifiuta di sancirla in un trattato di pace.