Ben-Gvir, ministro dell’odio: in cella a provocare Marwan Barghouti, prigioniero politico di Israele
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Ben-Gvir, ministro dell’odio: in cella a provocare Marwan Barghouti, prigioniero politico di Israele

Il 15 agosto 2025, il mondo ha assistito a un nuovo capitolo di vergognosa arroganza da parte del ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir

Ben-Gvir, ministro dell’odio: in cella a provocare  Marwan Barghouti, prigioniero politico di Israele
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15 Agosto 2025 - 17.36


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Il 15 agosto 2025, il mondo ha assistito a un nuovo capitolo di vergognosa arroganza da parte del ministro della Sicurezza Nazionale israeliano, Itamar Ben-Gvir, un politico di estrema destra la cui retorica incendiaria e le azioni provocatorie continuano a gettare benzina sul fuoco di un conflitto già devastante.

La sua recente visita alla cella di Marwan Barghouti, leader di Fatah incarcerato dal 2002, non è stata solo un atto di scherno, ma una palese dimostrazione di disprezzo per i diritti umani e per la dignità dei prigionieri palestinesi. Le immagini diffuse sui social media, in cui Ben-Gvir minaccia Barghouti con frasi come “Non vincerai. Chiunque attacchi la nazione di Israele, chiunque uccida i nostri figli e le nostre donne, lo elimineremo”, sono un’istigazione alla violenza e un insulto alla giustizia.

Marwan Barghouti, figura simbolo della resistenza palestinese, è stato tenuto in isolamento per anni, sottoposto a condizioni disumane che, secondo i familiari e i gruppi per i diritti umani, hanno lasciato segni visibili di “esaurimento e fame” sul suo volto. La visita di Ben-Gvir non è stata un’ispezione amministrativa, ma un’azione calcolata per umiliare e intimidire, un gesto che il Ministero degli Affari Esteri palestinese ha giustamente definito “una provocazione senza precedenti” e “terrorismo di stato organizzato”. Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di crimini contro i prigionieri palestinesi, che il ministero ha collegato a un quadro di “genocidio, sfollamento e annessione”.

Ben-Gvir non è nuovo a queste bravate. La sua carriera politica è costellata di posizioni estremiste, incitamenti all’odio e una visione che nega sistematicamente i diritti fondamentali dei palestinesi. La sua incursione nella prigione di Ganot, dove ha supervisionato l’innalzamento delle condizioni di detenzione per i prigionieri palestinesi, è un ulteriore passo verso la disumanizzazione di un popolo già oppresso. Le sue parole, cariche di un linguaggio genocida, non solo violano ogni principio di diritto internazionale, ma alimentano un clima di violenza che mette a rischio la vita di Barghouti e di migliaia di altri prigionieri.

Fadwa Barghouti, moglie di Marwan, ha risposto con una dichiarazione potente, sottolineando la forza d’animo del marito nonostante le catene: “So che il tuo spirito e la tua determinazione rimarranno liberi”. Le sue parole sono un monito al mondo: la brutalità di Ben-Gvir non piegherà la resilienza palestinese. Tuttavia, è inaccettabile che un ministro di un governo che si proclama democratico possa agire con tale impunità, mentre la comunità internazionale rimane troppo spesso in silenzio.

Le accuse di pestaggi e trattamenti disumani contro Barghouti, denunciate dalla Palestinian Prisoner’s Society, sono state smentite dal Servizio Carcerario Israeliano, ma la credibilità di tali smentite è nulla di fronte a un sistema che permette a figure come Ben-Gvir di prosperare. La sua presenza al potere è una macchia sulla coscienza di chiunque creda nella giustizia e nei diritti umani.

È ora che il mondo prenda una posizione netta. Ben-Gvir non rappresenta solo un pericolo per i prigionieri palestinesi, ma per qualsiasi possibilità di pace e riconciliazione. Le sue azioni sono un affronto ai valori universali di dignità e umanità. La comunità internazionale, come richiesto dal Ministero degli Affari Esteri palestinese, deve agire con urgenza attraverso il Comitato Internazionale della Croce Rossa e altre organizzazioni per proteggere Barghouti e tutti i prigionieri palestinesi. Sanzioni, condanne e azioni concrete devono sostituire le parole vuote.

Itamar Ben-Gvir non è solo un provocatore: è un simbolo di un sistema che perpetua oppressione e violenza. La sua visita a Barghouti non è un episodio isolato, ma parte di una strategia per spezzare lo spirito di un popolo. Tuttavia, come ha detto Fadwa, Marwan Barghouti rimane “libero, libero, libero” nella sua determinazione. Il mondo deve ora scegliere da che parte stare: con la giustizia o con la tirannia incarnata da figure come Ben-Gvir.

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